lunedì, Maggio 19

Analisi

Analisi del il complesso intreccio di relazioni tra l’Unione Europea e la Turchia. L’approccio turco, una miscela di attrattiva culturale e forza militare, offre un’alternativa al dominio occidentale, mentre la sua diplomazia del gas e le alleanze strategiche, talvolta conflittuali con la NATO e vicine alla Cina, delineano nuovi equilibri globali.

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Il 9 maggio, l’SBU ha annunciato l’arresto di due ex militari ucraini in Transcarpazia con l’accusa di aver trasmesso informazioni riservate all’intelligence ungherese, scatenando una forte risposta diplomaticamente tesa tra Kiev e Budapest. La questione mette in luce le fragili relazioni tra i due paesi, complicate dalla presenza di una importante comunità magiara nella regione e dalle posizioni divergenti sulla guerra in Ucraina.

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Il Myanmar, un tempo noto come Birmania, è oggi teatro di una delle guerre civili più complesse, brutali e dimenticate del nostro tempo. Un conflitto che si consuma lontano dai riflettori internazionali, eppure capace di ridisegnare gli equilibri geopolitici del Sud-est asiatico. Per comprendere questa guerra non basta parlare di politica: bisogna ascoltare le storie di chi la vive sulla propria pelle, ogni giorno, tra foreste bruciate, villaggi distrutti e sogni di libertà spezzati.

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Il conflitto tra India e Pakistan è uno dei più persistenti e complessi del panorama internazionale. Scaturito dalla fine del dominio britannico nel 1947, quando il subcontinente indiano fu diviso in due stati indipendenti, il conflitto ha trovato nel Kashmir il suo epicentro. Le tensioni religiose, le dispute territoriali, e lo sviluppo delle armi nucleari hanno ulteriormente aggravato le relazioni tra i due paesi, rendendo il dialogo una sfida continua. Attraverso una panoramica delle sue cause profonde, questo articolo analizza i principali fattori storici e politici che continuano a influenzare i rapporti indo-pakistani.

Dopo l’attacco di Hamas il 7 ottobre 2023, Israele non ha ancora avviato una commissione d’inchiesta ufficiale, suscitando interrogativi. Sebbene siano state condotte alcune indagini separate, queste non sono state approfondite, spesso a causa di influenze politiche. Recentemente, il governo di Tel Aviv ha rifiutato la proposta di una commissione statale con ampi poteri d’indagine, promossa dalla procuratrice generale, poiché si preferisce rimandare qualsiasi inchiesta fino al termine delle operazioni militari nella Striscia di Gaza. La questione è diventata centrale nel dibattito politico israeliano, accentuando le divisioni tra le diverse fazioni politiche. Alcuni leader militari hanno assunto responsabilità dimettendosi, ma il dibattito sull’effettiva istituzione di un’indagine continua.

Il 9 maggio, l’SBU ha annunciato l’arresto di due ex militari ucraini in Transcarpazia con l’accusa di aver trasmesso informazioni riservate all’intelligence ungherese, scatenando una forte risposta diplomaticamente tesa tra Kiev e Budapest. La questione mette in luce le fragili relazioni tra i due paesi, complicate dalla presenza di una importante comunità magiara nella regione e dalle posizioni divergenti sulla guerra in Ucraina.

Era la notte del 25 marzo 1971 quando le luci si spensero a Dhaka, ma non per un blackout elettrico: fu l’inizio di un’oscurità ben più profonda, fatta di sangue, terrore e repressione. L’Operazione Searchlight, pianificata dall’esercito pakistano, mirava a soffocare nel sangue le richieste di autonomia del Pakistan Orientale. In poche ore, Dhaka divenne teatro di massacri indiscriminati, mentre il popolo bengalese veniva travolto da una violenza che avrebbe spinto milioni di persone alla fuga e dato avvio a una delle guerre più significative del XX secolo: la guerra per la nascita del Bangladesh.

Il Myanmar, un tempo noto come Birmania, è oggi teatro di una delle guerre civili più complesse, brutali e dimenticate del nostro tempo. Un conflitto che si consuma lontano dai riflettori internazionali, eppure capace di ridisegnare gli equilibri geopolitici del Sud-est asiatico. Per comprendere questa guerra non basta parlare di politica: bisogna ascoltare le storie di chi la vive sulla propria pelle, ogni giorno, tra foreste bruciate, villaggi distrutti e sogni di libertà spezzati.

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