L’invasione americana dell’Iraq nel 2003 ebbe conseguenze storiche profonde e durature. A partire dal vuoto di potere accelerato dallo scioglimento dell’esercito che scatenò l’insurrezione e una guerra civile tra sciiti e sunniti fino al riallineamento regionale e all’avanzata iraniana in Iraq.
Contesto storico e cause
Dopo gli attentati dell’11 settembre 2001, gli Stati Uniti, sotto la presidenza di George W. Bush, abbracciarono una nuova dottrina politica: la cosiddetta guerra preventiva. L’obiettivo principale era colpire potenziali minacce prima che potessero materializzarsi, anche se in assenza di un attacco diretto. L’Iraq di Saddam Hussein fu indicato come parte dell’Asse del Male, insieme ad Iran e Corea del Nord. Gli Stati Uniti ed il Regno Unito accusarono l’Iraq di possedere armi di distruzione di massa (WMD) e di avere legami con Al-Qaeda. Il 20 marzo 2003, una coalizione guidata dagli Stati Uniti (con Regno Unito, Australia e altri) lanciò l’operazione “Iraqi Freedom”.
L’obiettivo dichiarato era quello di rimuovere Saddam Hussein, eliminare le WMD e “liberare” il popolo iracheno. L’attacco fu rapido: Baghdad cadde in meno di un mese. Saddam Hussein fu catturato nel dicembre del 2003, processato da un tribunale iracheno e giustiziato nel 2006. L’invasione dell’Iraq del 2003 ha segnato un punto di svolta nelle relazioni internazionali post-Guerra Fredda, ha ridefinito il ruolo militare e diplomatico degli Stati Uniti e ha lasciato segni profondi in tutto il Medio Oriente.
Cambiamento geopolitico
L’invasione dell’Iraq rimosse un regime autoritario, ma rafforzò l’influenza dell’Iran, grande rivale sciita, in Iraq e nella regione. Ancora oggi l’Iran domina aspetti chiave della politica, dell’economia e della sicurezza in Iraq, sia attraverso canali formali, sia attraverso milizie integrate nelle istituzioni. L’influenza dell’Iran in Iraq ha innescato una guerra per procura con l’Arabia Saudita e altri Stati del Golfo, spingendo questi ultimi a rafforzare i legami con gli Stati Uniti, Giordania ed Egitto. L’Iraq è oggi diviso tra due schieramenti: quello filo-iraniano e quello filo-americano, creando un terreno instabile per la diplomazia regionale. L’unilateralismo americano nel 2003 sollevò forti critiche internazionali, Cina e Russia, da allora, hanno rafforzato la loro alleanza diplomatica nelle Nazioni Unite, costruendo un ordine globale più multipolare. L’invasione dell’Iraq del 2003 ha segnato un forte cambiamento nella politica estera americana: gli Stati Uniti sono sempre più riluttanti alle invasioni dirette e tendono sempre di più ad optare per approcci multilaterali.