Dalla fine della Guerra Fredda, le relazioni Africa-Russia hanno vissuto trasformazioni profonde. Durante l’era sovietica, Mosca aveva costruito legami politici, militari ed economici con diversi Stati africani, sostenendo movimenti di liberazione nazionale e governi amici. Con il crollo dell’Unione Sovietica negli anni ’90, però, questi rapporti si sono progressivamente indeboliti: la Russia affrontava crisi interne e ridusse drasticamente il proprio impegno sul continente.
Il ritorno sulla scena africana si è concretizzato dopo il 2014, quando l’occupazione della Crimea e il peggioramento dei rapporti con l’Occidente hanno spinto Mosca a cercare nuove aree di influenza. L’Africa è così tornata al centro della politica estera russa, seppur in maniera selettiva e opportunistica. La guerra in Ucraina, iniziata nel 2022, ha ulteriormente intensificato questo interesse, trasformando il continente in un terreno strategico dove Mosca cerca alleanze e visibilità internazionale.
Oggi, le relazioni Africa-Russia non sono più soltanto simboliche: rappresentano un laboratorio dove Mosca sperimenta strumenti di politica estera a basso costo e alto impatto, rafforzando la propria influenza globale e consolidando la propria posizione nella nuova geopolitica multipolare. Le relazioni Africa-Russia hanno subito grandi trasformazioni negli ultimi decenni. Dopo il crollo dell’URSS, Mosca ha ridotto drasticamente la propria presenza sul continente, influenzata da turbolenze interne e dall’indebolimento della capacità diplomatica. Gli anni ’90 hanno visto un allentamento dei legami con molti Paesi africani, con una diminuzione degli aiuti militari e delle forniture tecnologiche.

Dal 2014, dopo l’occupazione della Crimea e il peggioramento dei rapporti con l’Occidente, l’Africa è tornata a essere una zona di interesse strategico, seppur periferica. La Russia ha iniziato a riallacciare relazioni economiche e politiche, concentrandosi su Paesi con fragilità politiche e opportunità economiche, come Repubblica Centrafricana, Mali e Sudan.
L’invasione dell’Ucraina ha ulteriormente intensificato l’attenzione russa: Mosca ha cercato di rafforzare la propria influenza per contrastare l’isolamento imposto dall’Occidente e per ottenere supporto diplomatico nei forum internazionali. Il documento di politica estera russo del 2023 dedica per la prima volta una sezione specifica all’Africa, evidenziando un ritorno strutturato e calcolato.
La strategia russa mostra come il continente africano sia considerato sia una piattaforma per il rafforzamento geopolitico sia un mercato per progetti economici selettivi, privilegiando Paesi con debole governance e alte vulnerabilità politiche.
La strategia russa in Africa punta a ottenere il massimo impatto con investimenti contenuti. Secondo il Normandy Index 2023, le nazioni più vulnerabili, con un punteggio NI pari o inferiore a 5 su 10, come Repubblica Centrafricana, Mali, Niger e Sudan, coincidono anche con i Paesi in cui la presenza russa è più evidente. Mosca sfrutta queste fragilità per stringere alleanze con le élite locali, offrendo supporto militare e commerciale senza richiedere riforme democratiche o condizionalità politiche.
Gli obiettivi della Russia sono molteplici e strategicamente integrati. Da un lato, cerca di rompere l’isolamento occidentale coinvolgendo gli Stati africani nei forum multilaterali e nella cosiddetta diplomazia parallela. Dall’altro, mira ad accedere a risorse strategiche come miniere, petrolio, gas e materie prime critiche. Parallelamente, la Russia punta a espandere la propria influenza militare e nucleare, attraverso accordi con venti Paesi africani per la cooperazione nucleare e attraverso l’accesso a porti e basi strategiche nel Mar Rosso e nel Mediterraneo.
Questo approccio opportunistico permette a Mosca di ottenere risultati concreti senza impegnare risorse massicce, combinando strumenti economici, militari e diplomatici. L’obiettivo finale è posizionarsi come una “potenza alternativa” in un continente ancora segnato da fragilità istituzionali e da squilibri politici, dove la capacità di influenzare governi e settori strategici può tradursi in vantaggi geopolitici duraturi.
L’economia russa in Africa, pur limitata in termini di volume (meno del 2% delle importazioni africane provengono dalla Russia), riveste un ruolo strategico. Tra il 2018 e il 2022, la Russia ha fornito il 40% delle armi maggiori importate dai Paesi africani, superando Stati Uniti, UE e Cina. La competitività deriva da prezzi contenuti, compatibilità con arsenali esistenti e assenza di vincoli politici.
Nel settore minerario, le concessioni russe sono concentrate in Paesi con governance debole, come Repubblica Centrafricana, Guinea, Mozambico e Sudan, spesso con coinvolgimento di Wagner. Nel settore energetico, Russia contribuisce a meno dell’1% degli investimenti diretti esteri, ma punta anche alla cooperazione nucleare con 20 Paesi africani. Progetti preliminari prevedono centrali in Egitto e Nigeria, che rafforzerebbero la tecnologia e l’influenza geopolitica russa. La strategia economica di Mosca non punta a grandi volumi di scambio, ma a posizioni strategiche, privilegiando armi, risorse critiche e know-how nucleare per consolidare la sua influenza.
