Bassirou Diomaye Faye Presidente della Repubblica del Senegal dal 2 aprile 2024, inaugura una nuova fase politica per il Paese dell’Africa occidentale. Nato nel 1980 a Thiès – la terza città del Senegal, non lontana dalla capitale Dakar – Bassirou Diomaye Faye è un ex ispettore delle finanze pubbliche e sindacalista. È il presidente più giovane della storia del Paese. Durante la campagna elettorale, appartenente all’etnia sérèr, Faye aveva promesso di guidare il Senegal verso “sovranità, giustizia e prosperità”, prospettando una rottura con un passato coloniale che, a suo giudizio, continua a influenzare l’apparato politico ed economico nazionale.
Dalla crisi politica alla vittoria di Faye
Già due anni prima delle elezioni presidenziali, previste per febbraio 2024, il Senegal viveva un clima politico teso. In un Paese in cui l’età media è di 19 anni, molti giovani sognavano un futuro più autonomo, libero dall’influenza militare, economica e culturale della Francia, l’ex potenza coloniale.
A incarnare questo sentimento era stato Ousmane Sonko, ex ispettore fiscale e fondatore del partito Pastef (Patrioti africani del Senegal per il lavoro, l’etica e la fraternità). Dopo aver denunciato irregolarità di bilancio nel 2016, Sonko si era candidato alle presidenziali del 2019, arrivando terzo.
Nel 2022, il suo arresto e lo scioglimento del Pastef avevano acceso una crisi politica profonda. Accusato di violenza sessuale e diffamazione, Sonko era stato condannato per “corruzione della gioventù” nel giugno 2023 e incarcerato con accuse generiche di “crimini e vari capi d’imputazione”. Le proteste esplose in tutto il Paese avevano segnato l’inizio di un periodo di forte instabilità.
Le elezioni rinviate e la mobilitazione popolare
All’inizio del 2024, le tensioni hanno raggiunto il culmine. Vent’anni prima delle elezioni, il presidente uscente Macky Sall aveva rinviato il voto a data indefinita, alimentando un’ondata di indignazione nazionale. Piattaforme civiche come Aar Sunu Election hanno unito i movimenti di opposizione, organizzando proteste e coordinando le manifestazioni attraverso i social network, mentre il governo limitava i dati mobili per “motivi di sicurezza”.
Sotto la pressione dell’opinione pubblica e dei media internazionali, Sall ha infine fissato la data del voto al 24 marzo 2024 e concesso un’amnistia generale ai prigionieri politici, tra cui Sonko e Faye, liberati appena dieci giorni prima delle elezioni. Il risultato è stato storico: Faye ha vinto al primo turno, succedendo a Macky Sall e segnando un cambio di rotta nel panorama politico senegalese. Poiché Sonko non poteva candidarsi a causa delle sue condanne, Faye era diventato il volto del Pastef. Dopo la vittoria, Sonko è stato nominato Primo ministro.
La linea politica: sovranità e indipendenza
Nel suo primo anno alla presidenza, Faye ha cercato di tradurre in azione i principi cardine del suo programma: sovranità nazionale, giustizia sociale e indipendenza economica.
Tra le priorità: la sicurezza, la gestione delle risorse naturali e la trasparenza nella pubblica amministrazione.
Il ritiro delle basi francesi
Uno dei segnali più forti di questa nuova politica è stato il progressivo ritiro delle truppe francesi dal Senegal. Nel marzo 2025, due delle cinque basi militari di Dakar – Maréchal e Saint-Exupéry – sono state riconsegnate alle autorità senegalesi, in vista del ritiro totale delle forze francesi entro la fine del 2025. La decisione di Bassirou Diomaye Faye si inserisce nel più ampio ridimensionamento della Françafrique, il sistema di legami politici e militari che la Francia ha mantenuto con le sue ex colonie. Dopo Mali, Niger e Burkina Faso, anche il Senegal ha chiesto un rapporto più paritario con Parigi.
Petrolio e gas: il Senegal entra nell’era energetica
Sul piano economico, Bassirou Diomaye Faye ha puntato sulla valorizzazione delle risorse naturali.
Nel febbraio 2025, la Società africana di raffinazione (SAR) ha raffinato i primi 650.000 barili di greggio senegalese provenienti dal giacimento offshore di Sangomar, gestito dalla compagnia australiana Woodside. Parallelamente, è iniziata la produzione di gas naturale liquefatto (GNL) nel progetto congiunto BP–Petrosen–SMH–Kosmos Energy dal giacimento Grand Tortue Ahmeyim, al confine con la Mauritania. La produzione, stimata tra 2,3 e 2,5 milioni di tonnellate annue, destinerà il gas sia al consumo interno che all’esportazione. Secondo la piattaforma Or Noir Africa, le entrate da idrocarburi nel 2025 dovrebbero raggiungere 110,5 milioni di euro, ponendo il Senegal tra i protagonisti emergenti del settore energetico africano.
Corruzione e finanze pubbliche: la sfida della trasparenza
Un altro fronte cruciale è la lotta alla corruzione. Il 12 febbraio 2025, la Corte dei conti ha pubblicato un rapporto di 57 pagine sulla gestione delle finanze durante l’ultimo mandato di Macky Sall. Dalle verifiche è emerso che il debito pubblico reale è pari al 99,67% del PIL, e non al 74% come dichiarato. La scoperta di 7 miliardi di dollari di debito occultato ha minato la credibilità del Paese, spingendo l’agenzia Moody’s a declassare il rating del Senegal e il Fondo monetario internazionale a sospendere parte di un prestito da 1,8 miliardi di dollari. Faye e Sonko dovranno ora riconquistare la fiducia dei cittadini e dei creditori attraverso una gestione più trasparente.
Diplomazia e ruolo regionale
Sul piano diplomatico, Faye mira a ridefinire i rapporti con la Francia senza interromperli, puntando a una cooperazione “più equa e diversificata”. A livello regionale, si è proposto come mediatore tra la Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale (Ecowas) e i Paesi del Sahel – Mali, Burkina Faso e Niger – che hanno abbandonato l’organizzazione per formare la Confederazione degli Stati del Sahel nel 2024. Nonostante gli sforzi di mediazione di Bassirou Diomaye Faye, il ritiro dei tre Paesi dall’Ecowas è diventato ufficiale il 29 gennaio 2025, anche se è stato fissato un periodo di transizione fino a luglio per favorire un eventuale ritorno nel blocco.
Misure economiche e sociali
Durante il suo primo anno di mandato, Bassirou Diomaye Faye ha introdotto politiche mirate alla riduzione del costo della vita e al rafforzamento della sicurezza alimentare. Sono stati avviati programmi agricoli per ridurre la dipendenza dalle importazioni di grano e, nel novembre 2024, il Senegal ha deciso di non rinnovare l’accordo di pesca con l’Unione europea, considerato penalizzante per le comunità locali e dannoso per l’ambiente.
Le sfide ancora aperte
Nonostante i progressi, le sfide restano numerose. La disoccupazione giovanile si attesta intorno al 20%, mentre circa un giovane su quattro emigra in cerca di migliori opportunità. Per Bassirou Diomaye Faye, il vero banco di prova sarà la capacità di trasformare il Senegal in un Paese sovrano non solo nelle parole, ma anche nella vita quotidiana dei suoi cittadini.
