Nella notte tra il 21 e 22 giugno 2025 è avvenuto l’attacco statunitense ai siti nucleari iraniani. Si è trattato di un attacco mirato e chirurgico che ha colpito gli stabilimenti nucleari di Fordow, Natanz e Isfahan. Sono stati coinvolti nell’attacco sette bombardieri stealth B-2 Spirit decollati da Whiteman AFB, in Missouri.
Com’è nata l’Operazione Midnight Hammer
Nell’attacco statunitense ai siti nucleari dell’Iran sono stati utilizzati sette bombardieri B-2 Spirit del 509th Bomb Wing, con un volo non-stop di oltre 37 ore con diversi rifornimenti durante il volo. Sono state sganciate 14 bombe GBU-57A/B “Massive Ordnance Penetrator”, 12 su Fordow e 2 su Natanz, 30 missili Tomahawk lanciati da un sottomarino contro Natanz e Isfahan e sono stati coinvolti circa 125 aerei compresi caccia, scorte, tankers, ecc. e sono stati utilizzati i decoy per confondere le difese iraniane. L’intera operazione è durata circa 25 minuti e secondo il Pentagono l’impatto degli attacchi è stato severo ma è ancora in corso una valutazione completa, in particolare sui siti sotterranei. L’obiettivo dichiarato dell’operazione era quello di colpire le capacità nucleari dell’Iran e non un cambio di regime. Il Presidente Donald J. Trump ha celebrato il successo dell’operazione Martello di Mezzanotte in un discorso alla Casa Bianca appena le operazioni militari si erano concluse, minacciando l’Iran che ulteriori attacchi potrebbero essere sferrati in caso di ritorsioni iraniane.
Leggi anche: GBU 57: Le Prime Bombe a Penetrazione Profonda
Le razioni della comunità internazionale all’attacco statunitense
Le reazioni della comunità internazionale non sono tardate ad arrivare. Il Qatar, gli Emirati Arabi e l’Oman hanno espresso profonda preoccupazione per eventuali ritorsioni iraniane e per l’instabilità nella regione, esortando ad un’immediata de-escalation. L’Arabia Saudita ha condannato l’attacco come violazione della sovranità iraniana, pur invitando alla moderazione. Il Segretario delle Nazioni Unite Guterres ha evidenziato il rischio di un’escalation incontrollata e ha chiesto azioni diplomatiche urgenti. La Gran Bretagna, attraverso il Primo Ministro Starmer, ha appoggiato l’operazione americana in Iran come contrasto al programma nucleare iraniano ma ha insistito sulla necessità di una de-escalation. Il governo israeliano ha applaudito, invece, all’operazione americana, definendola “un passo decisivo contro l’aggressione nucleare iraniana”. Il Primo Ministro Benjamin Netanyahu ha dichiarato che “l’America non resterà a guardare mentre l’Iran costruisce armi nucleari”. Israele continua a sostenere che l’Iran è molto vicino ad ottenere una bomba atomica e che l’intervento americano ha ritardato significativamente il programma nucleare iraniano.
Leggi anche: Lo Stretto di Hormuz: storia e importanza geopolitica
Secondo diverse fonti, Israele ha avuto un ruolo indiretto nell’operazione americana, anche se non vi ha partecipato direttamente ha condiviso informazioni di intelligence con gli Stati Uniti per identificare i target sotterranei. Chi ha condannato l’operazione sono state Cina e Russia che hanno parlato di grave violazione del diritto internazionale e un atto di aggressione unilaterale. La Cina si è detta contraria ad ogni forma di proliferazione nucleare ma crede che gli Stati Uniti abbiano agito senza mandato Onu e che l’attacco abbia infranto la sovranità iraniana e creato un pericoloso precedente. In queste ore Pechino ha invitato Teheran alla moderazione, ma ha anche intensificato i contatti diplomatici con Iran e Russia per rafforzare l’asse antioccidentale.
I futuri scenari geopolitici in Medio Oriente
Dopo gli attacchi statunitense ai siti nucleari iraniani il Medio Oriente si trova in una delicata fase di altissima tensione. I futuri scenari geopolitici dipenderanno dalle risposte dell’Iran, dall’atteggiamento delle potenze regionali e internazionali, e dalla capacità diplomatica globale di contenere l’escalation. L’Iran come ha già fatto potrebbe rispondere con attacchi missilistici contro Israele, gli Stati Uniti se colpiti direttamente, potrebbero lanciare ulteriori operazioni mirate o persino optare per una campagna militare prolungata mentre Israele potrebbe intensificare i suoi attacchi preventivi su Siria, Libano o persino su basi IRCG. Lo scenario peggiore potrebbe essere rappresentato dal coinvolgimento di tutto il fronte sciita regionale, dalla chiusura dello stretto di Hormuz, che provocherebbe conseguenze molto gravi per il commercio mondiale, soprattutto per quanto riguarda l’esportazione di petrolio ed energia.