Il Patto di Baghdad rappresentò un importante passo avanti nel tentativo di creare una struttura di sicurezza regionale autonoma, ispirata dai principi di mutua difesa e cooperazione tra stati arabi e non arabi della regione. Tuttavia, tutto ciò si scontrò con le molte tensioni interne e le divergenze tra i paesi coinvolti, principalmente sul modo di affrontare le minacce sovranazionali e sulla relazione con le grandi potenze.
Divergenze e tensioni interne
Uno dei principali punti di frizione principale tra i membri del Patto fu legato alle differenze politiche e ideologiche. L’Arabia Saudita e la Turchia, ad esempio, erano alleate di lungo termine con le potenze occidentali, particolarmente il Regno Unito e gli Stati Uniti, mentre l’Iraq, l’Iran e anche il Pakistan avevano rapporti più ambivalenti con le grandi imprese di potenza globale.
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Il più importante ostacolo interno si ebbe nel momento in cui vari paesi membri si confrontarono con le proprie scelte di politica estera: l’Iraq, benché siglasse il patto, fu tra i più ambivalenti nel sostenere una linea di forte coordinamento e, negli anni successivi, fu soggetto a vari colpi di stato e trasformazioni politiche che ne compromisero la stabilità.
Per di più, il crescente estremismo nazionalista e le spinte verso l’indipendenza di alcuni membri generarono tensioni che indebolirono l’efficacia del patto stesso. La natura stessa di un’organizzazione regionale, senza un apparato di difesa militare strutturato e con obiettivi spesso divergenti, si rivelò troppo fragile per affrontare le molteplici crisi che si susseguirono nel panorama geopolitico del Medio Oriente.
Il declino e l’eredità
Nel corso degli anni ’60, la crisi del Patto di Baghdad si approfondì. La crescente intromissione sovietica nella regione, con l’espansione del suo influsso in alcuni paesi membri, nonché le tensioni tra gli stessi Stati aderenti, contribuirono al suo indebolimento. La definizione di un’immagine di sicurezza comune si scontrava con la realtà delle profonde divisioni regionali e delle complesse rivalità tra i paesi centrali.
L’evento simbolo della crisi fu la rottura tra l’Iraq e l’Egitto a seguito della Guerra dei 6 Giorni del 1967, che vide i Paesi arabi fortemente divisi e il “fronte anti-israeliano” frammentarsi. Tali contrasti internalizzarono la fragilità della stessa iniziativa del Patto di Baghdad, che si era sempre più lasciato appesantire dai conflitti di interessi e dalle pressioni esterne.
Nel 1979, con la rivoluzione islamica in Iran e con gli sviluppi politici e strategici che seguirono, il Patto di Baghdad cessò di essere un elemento di riferimento stabile nel panorama geopolitico. La sua eredità, tuttavia, rimase significativa: rappresentò un tentativo di autonomia regionale e di cooperazione utile a sfidare il predominio delle grandi potenze nella regione.
L’eredità del Patto di Baghdad
Pur essendo un episodio relativamente breve e segnato da molte criticità, il Patto di Baghdad lasciò un’impronta duratura sulla storia diplomatica del Medio Oriente. Fu uno dei primi tentativi di creare un’alleanza di sicurezza regionale tra nazioni arabe e non arabi, con una visione di indipendenza e autodeterminazione che avrebbe ispirato successivamente altre iniziative regionali.