“Il coordinamento del regime sionista con gli Stati Uniti nell’aggressione al territorio iraniano nel bel mezzo dei negoziati è un segno della disonestà e dell’inaffidabilità dell’America” così il primo ministro iraniano Pezeshkian ha parlato all’indomani dell’aggressione sionista sul suolo della Repubblica Islamica. Un cambio di postura radicale, se si pensa a come si era presentato alle elezioni.
“Saremo amici di tutti”
Durante la campagna elettorale, l’allora candidato riformista battee forte il pugno sul tasto della “distensione dei rapporti con l’Occidente”. In maniera particolare sulle sanzioni (considerate da lui come un “disastro” per l’economia locale) e sui negoziati con l’asse Washington-Tel Aviv, nell’ottica dell’accordo sul piano d’azione congiunto globale (PACG). Ovvero l’accordo sul nucleare iraniano, sottoscritto dagli USA (ai tempi di Obama, ma senza l’approvazione del congresso) nel 2016 assieme ai membri permanenti del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite (Cina, Francia, Russia e Regno Unito) più la Germania e, ovviamente, lo stesso Iran.
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Su pressione di Israele, l’8 Maggio del 2018 Trump stracciò l’accordo (nell’ottica dell’inasprimento delle tensioni con Teheran, sublimate dall’uccisione del generale iraniano Qasem Soleimani nel 2020) che poi avrebbe rimpianto nell’amministrazione successiva.
Saremo amici di tutti, tranne che di Israele
Pezeshkian
aveva detto lo stesso Pezeshkian, illudendosi che l’influenza delle lobby sioniste all’interno delle governance dei suoi paesi alleati non avrebbe reso impossibile una convivenza pacifica fra il suo paese e l’Occidente.
Pezeshkian come Gorbaciov, un monito per Xi
Non ci si può fidare degli Stati Uniti e i primi ad esserne consapevoli sono proprio loro. “Gli Stati Uniti non hanno amici o alleati permanenti, ma solo interessi temporanei” è una massima attribuita ad Henry Kissinger. Una frase che l’ex Segretario di Stato americano aveva già pronunciato quando Gorbaciov, a Ginevra nel 1985, spalancò le porte dell’URSS a coloro che non avevano mai nascosto di volerla vedere distrutta. E infatti così fecero, prima con il loro Cavallo di Troia (Yeltsin) e poi violando ripetutamente (16 volte) gli accordi di non espansione ad Est dalla NATO sottoscritti proprio con Gorbaciov nel 1991.
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Sulla testa di Pezeshkian, come una Spada di Damocle, pende l’aggravante di aver avuto il monito di Kissinger e gli esempi di Gorbaciov (prima) e Putin (poi) da cui imparare. Ma a Est si illudono ancora di poter coesistere pacificamente con il bullo a stelle e strisce e con i loro vassalli europei, pagandone sistematicamente le conseguenze. Tel Aviv ha fatto sapere che l’obiettivo principale della guerra è il rovesciamento del Regime degli Ayatollah, per sostituirli con un governo fantoccio più morbido nei confronti degli Stati Uniti e di Israele. Stessa cosa che aveva provato a fare Putin in Ucraina, ma a Teheran possono essere sicuri che stavolta nessun invio massivo di armi rallenterà l’aggressore.