La Russia si appresta a rafforzare la propria sovranità digitale con un’importante mossa: la firma del presidente Vladimir Putin di una legge che autorizza lo sviluppo di un’app di messaggistica statale, completamente integrata con i servizi pubblici. L’obiettivo dichiarato è ridurre la dipendenza da piattaforme straniere come WhatsApp e Telegram, che negli ultimi anni hanno svolto un ruolo centrale nella comunicazione quotidiana dei cittadini russi.
Questa iniziativa rappresenta un ulteriore passo nel percorso della Russia verso una maggiore autosufficienza e Sovranità Digitale, in quella che il governo definisce la “sovranità digitale”. La scelta di sviluppare una piattaforma autonoma non è casuale, ma si inserisce in un contesto più ampio di isolamento tecnologico, accentuato dall’invasione dell’Ucraina e dalla conseguente uscita di molte aziende occidentali dal mercato russo. La volontà di creare un ambiente digitale controllato e sicuro viene sostenuta da una forte retorica di tutela della sovranità nazionale, anche a costo di sacrificare l’interoperabilità e la libertà di scelta degli utenti.
Una mossa strategica, ma non senza rischi
Il governo russo ha affidato la gestione di questa nuova piattaforma a VKontakte, società statale già attiva nel panorama dei social network. Anton Gorelkin, vicepresidente della commissione per la politica dell’informazione della Duma, ha annunciato che l’app offrirà funzionalità di messaggistica, chiamate e altre caratteristiche innovative, tutte strettamente integrate con i servizi pubblici come l’assegnazione di documenti, pagamenti online e consultazioni ufficiali. Secondo Gorelkin, questa integrazione garantirà un vantaggio competitivo sulla scena mondiale, ma anche una maggiore facilità nell’accesso ai servizi statali.
Il ministro dello Sviluppo digitale, Maksut Shadayev, ha spiegato che l’idea di questa piattaforma si inserisce anche nel tentativo di colmare il divario digitale che ancora separa la Russia da altri paesi. Durante un incontro con Putin, Shadayev aveva sottolineato come la creazione di un’app nazionale rappresenti una risposta alle carenze infrastrutturali e alle difficoltà di utilizzo di servizi stranieri, come YouTube, la cui presenza in Russia è ormai fortemente ridimensionata. Secondo osservatori, il problema sarebbe legato al rallentamento delle piattaforme estere, che avrebbe portato a un crollo dell’audience di YouTube nel paese, e anche a una perdita di accesso ai servizi digitali più diffusi.
Preoccupazioni sulla libertà e il controllo
Nonostante le dichiarazioni ufficiali, la creazione della nuova app ha sollevato anche molte preoccupazioni tra gli esperti e le organizzazioni della società civile. Mikhail Klimarev, direttore della Internet Protection Society, ha espresso sospetti che le autorità possano rallentare o limitare volutamente l’utilizzo di WhatsApp e Telegram, incentivando così la migrazione degli utenti verso il nuovo sistema. Klimarev ha inoltre sottolineato i rischi legati a possibili violazioni delle libertà individuali:
Un’app controllata dallo Stato può diventare uno strumento di sorveglianza e censura, in contrasto con i principi di libertà e Sovranità Digitale.
Il reale impatto di questa iniziativa sulla privacy e Sovranità Digitale basata anche sui diritti fondamentali resterà probabilmente oggetto di dibattito e di attenzione internazionale nei prossimi mesi. La natura stessa del progetto evidenzia come, in un’epoca di crescenti tensioni geopolitiche, anche i servizi digitali siano diventati strumenti strategici di potere e di controllo.
La Russia punta a consolidare la propria sovranità digitale con una piattaforma di messaggistica statale, integrata con i servizi pubblici e destinata a sostituire le app straniere ormai considerate troppo dipendenti dal controllo di paesi esteri. Tuttavia, il progetto solleva interrogativi sulla tutela delle libertà personali e sulla possibilità di un controllo autoritario che limita la libertà di comunicazione dei cittadini. Il prossimo capitolo di questa sfida potrebbe avere ripercussioni significative sia sul fronte interno che su quello internazionale, in un mondo sempre più interconnesso e soggetto a tensioni geopolitiche digitali.