Da circa un mese, Cambogia e Thailandia sono alle prese una crisi diplomatica che sembra non trovare soluzione. Il 28 maggio, gli eserciti dei due Paesi hanno iniziato uno scambio di colpi dalle loro postazioni sul confine, provocando un morto tra le fila dell’esercito di Phnom Penh.
Non è chiaro quale dei due eserciti abbia aperto il fuoco per primo, dal momento che i due Paesi continuano ad accusarsi reciprocamente. La disputa, nata con l’occupazione francese della regione nel 1907, persiste da decenni, ma senza episodi di questa entità. Gli scontri al confine hanno innescato una serie di ritorsioni, dando origine ad una vera e propria crisi politica e diplomatica.
La Thailandia ha imposto per prima restrizioni all’accesso nelle zone di confine. La Cambogia ha risposto vietando inizialmente la proiezione di film thailandesi, chiudendo alcune frontiere e bloccando la connessione internet proveniente dalla Thailandia. In un’escalation di restrizioni, entrambi i Paesi hanno poi ridotto la validità dei visti per i visitatori.
Un’ulteriore escalation si è registrata martedì, quando il governo di Hun Manet ha vietato l’importazione di frutta e verdura thailandesi. Il divieto fa seguito all’ultimatum di Hun Sen, padre dell’attuale primo ministro ed ex-premier della Cambogia per oltre 40 anni, che ha affermato che l’importazione resterà bloccata fino a quando le restrizioni al confine non verranno revocate.
Le iniziative del governo di Phnom Penh hanno scatenato il sostegno popolare, in particolare nella capitale, dove migliaia di persone hanno manifestato a favore dei propri leader.
In Thailandia, invece, la crisi rischia di provocare un’ulteriore crisi politica interna. Negli ultimi giorni, infatti, la leader Paetongtarn Shinawatra è finita sotto accusa a causa di un telefonata con l’ex leader cambogiano Hun Sen, durante la quale ha criticato aspramente l’operato dell’esercito thailandese.
La telefonata è stata pubblicata online dallo stesso Hun Sen, provocando il ritiro del sostengo del partito conservatore Bhumjaithai, il quale detiene circa un quarto dei seggi della maggioranza. Il governo si ritrova ora con soli 269 seggi sui 500 disponibili. L’evento ha scatenato proteste anche in altri partiti, che stanno attualmente valutando se abbandonare la coalizione.
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Durante la chiamata, la PM thailandese avrebbe attribuito la colpa degli scontri al confine al proprio esercito e avrebbe esortato Hun Sen ad ignorare le dichiarazioni di un generale thailandese che cercava di alimentare ulteriormente le tensioni. Il Paese è storicamente legato all’esercito, dal momento che ha governato per oltre 50 anni, attuando anche numerosi colpi di stato.
Paetongtarn si è ufficialmente scusata in una conferenza stampa, in cui ha affermato che la telefonata sarebbe stata fatta tramite un suo telefono privato. La PM ha poi aggiunto che la sua amministrazione ha inviato al governo cambogiano una lettera di protesta a causa della fuga di notizie.
Nessuno dovrebbe registrare simili conversazioni personali e pubblicarle in questo modo. È inaccettabile.
Ha dichiarato alla stampa.
Nonostante le gravi accuse, la PM non ha presentato le dimissioni. Secondo alcuni analisti, tuttavia, lo scandalo avrebbe gravemente colpito il suo sostegno popolare, mettendo a rischio la sua permanenza al potere.
La situazione rimane incerta su entrambi i fronti, con la Cambogia che non intende indietreggiare e con la Thailandia che sembra essere sull’orlo di una crisi politica.