In questo articolo analizzeremo il ruolo dell’Italia nel Mediterraneo di oggi, influenzato da molti fattori geopolitici, economici e migratori. L’Italia con la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni sta cercando di agire a livello politico come ponte tra l’Europa ed il Nord Africa, cercando di affermare sempre di più una propria leadership a livello regionale anche se con qualche difficoltà legate soprattutto alle instabilità interne e ai vincoli europei.
Gestione delle migrazioni
L’Italia è spesso in prima linea nel chiedere una strategia comune europea sulla gestione dei flussi migratori soprattutto dal Nord Africa e dal Medio Oriente. Negli ultimi anni Roma ha siglato intese con Paesi come la Libia, la Tunisia e l’Egitto per contenere il più possibile i flussi migratori, anche se queste politiche sono state spesso criticate da ONG e istituzioni per motivi umanitari.
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L’Italia ambisce sempre di più a diventare un hub per la distribuzione di gas naturale proveniente da Algeria, Libia ed altri Paesi del Mediterraneo. Dopo la crisi energetica seguita alla guerra in Ucraina ha rafforzato le relazioni energetiche con l’Africa. L’Italia lavora anche la stabilità politica e la sicurezza dell’area, soprattutto per quella del Mediterraneo Occidentale. Partecipa alle missioni internazionali della Nato e dell’Unione Europea come Irini per il controllo dell’embargo delle armi alla Libia e partecipa alle missioni Unifil in Libano.
Interesse per la stabilità della Libia
La stabilità della Libia è una priorità storicamente strategica per l’Italia. Sostiene da sempre un processo politico sotto l’egida della Nazioni Unite, ma ha avuto difficoltà a mantenere un ruolo dominante nel Paese anche a causa della concorrenza di altri Paesi come la Francia, la Turchia e la Russia. L’Italia occupò la Libia nel 1911, sottraendola all’Impero Ottomano, e la trasformò in una colonia ufficiale nel 1934. Durante il fascismo la Libia fu considerata parte integrante del progetto imperiale italiano. In quel periodo migliaia di coloni italiani si stabilirono nel Paese. Dopo la sconfitta dell’Italia nella Seconda Guerra Mondiale, la Libia fu posta sotto l’amministrazione britannica e francese e divenne indipendente nel 1951. L’Italia ha mantenuto relazioni privilegiate con la monarchia libica, continuando ad operare nel Paese con aziende e servizi. L’Italia tramite l’ENI è il principale attore energetico in Libia e le forniture di gas e di petrolio sono ad oggi fondamentali, specialmente dopo la riduzione delle importazioni dalla Russia. La Libia rappresenta uno snodo cruciale delle rotte migratorie verso l’Italia. Stabilizzare il Paese significa avere interlocutori affidabili e combattere i trafficanti. Una Libia instabile rappresenta un rischio per l’Italia in termini di terrorismo, traffici illeciti e presenza di attori stranieri ostili, come i mercenari russi e le milizie islamiste.
La Libia rappresenta un banco di prova molto importante della credibilità geopolitica italiana. Avere un ruolo costruttivo nel processo di stabilizzazione significa riaffermare l’Italia come potenza regionale nel Mediterraneo. Le sfide principali dell’Italia nel Mediterraneo riguardano la sua influenza limitata rispetto ad altri attori globali come la Francia e la Turchia, le crisi politiche interne che spesso ostacolano la continuità e l’efficacia dell’azione in politica estera e le tensioni tra i propri interessi nazionali e i vincoli europei, specialmente su temi come l’immigrazione e l’energia. Per concludere bisogna ricordare di come l’Italia eserciti un soft power a livello culturale e di formazione, attraverso scambi universitari e cooperazione scientifica, proprio come strumento di influenza nei Paesi mediterranei, specialmente nel Nord Africa e in Medio Oriente.