Le relazioni tra Iran e Stati Uniti sono caratterizzate da una storia complessa, alimentata da azioni reciproche e malintesi che si sono accumulati nel tempo. Uno dei momenti decisivi fu il colpo di stato del 1953 in Iran, supportato dagli Stati Uniti, che portò al rovesciamento del primo ministro democraticamente eletto Mohammad Mossadegh. Questo evento lasciò una profonda cicatrice nella memoria collettiva iraniana e gettò le basi per decenni di sospetto nei confronti delle intenzioni americane.
La rivoluzione iraniana del 1979 rappresentò un altro punto di svolta, quando la caduta dello Shah sostenuto dagli Stati Uniti e l’instaurazione del regime islamico crearono un frattura decisiva. La successiva crisi degli ostaggi, durante la quale furono tenuti prigionieri membri del personale dell’ambasciata americana a Teheran, portò alla completa rottura delle relazioni diplomatiche e rafforzò la percezione di ostilità tra i due paesi.
Negli anni successivi, il programma nucleare iraniano è emerso come un importante punto di contesa. Gli Stati Uniti e i loro alleati temono che l’Iran possa sviluppare armi nucleari, mentre l’Iran insiste sulla natura pacifica del suo programma. L’accordo sul nucleare del 2015 (JCPOA) sembrava un significativo passo avanti, offrendo all’Iran una via verso il reintegro nella comunità internazionale in cambio di limitazioni al suo programma nucleare. Tuttavia, nel 2018, l’uscita unilaterale degli Stati Uniti dall’accordo sotto l’amministrazione Trump ha riportato le tensioni a livelli critici.
Per migliorare questa situazione tesa, le due nazioni potrebbero considerare una serie di rimedi diplomatici e pratici. La ripresa del dialogo diretto è fondamentale, e qui la Svizzera gioca un ruolo cruciale come intermediario, rappresentando gli interessi statunitensi in Iran e facilitando conversazioni dietro le quinte.
Un’altra figura chiave nel promuovere la diplomazia è stata l’Alto Rappresentante per la politica estera dell’Unione Europea, che ha svolto un ruolo importante nel coordinare i negoziati precedenti all’accordo nucleare. La costruzione della fiducia attraverso misure come lo scambio di prigionieri o l’allentamento delle sanzioni potrebbe creare un ambiente più favorevole al dialogo.
Inoltre, la cooperazione su questioni regionali offre opportunità significative per intavolare un dialogo costruttivo. Problematiche come la stabilizzazione della Siria, la lotta contro i gruppi terroristici e la gestione delle risorse idriche regionali potrebbero diventare terreno comune per la collaborazione. Questi sforzi non solo migliorerebbero le relazioni bilaterali, ma contribuirebbero anche alla pace e stabilità in una regione spesso caratterizzata da conflitti e instabilità.
Adottare una diplomazia paziente e sostenuta, supportata da mediatori neutrali come la Svizzera e da personalità dedicate in ogni campo, potrebbe un giorno trasformare queste relazioni da fonte di conflitto a esempio di cooperazione costruttiva.