Autore: Francesco Iasevoli
Inizia la carriera con una laurea in Relazioni Internazionali dalla Luiss Guido Carli. Ha ampliato le sue competenze con un'esperienza formativa in Kosovo e un tirocinio al Consolato italiano a Los Angeles, completando poi un Master in Affari Strategici. Ha iniziato la carriera nell'Open Source Intelligence nell'ambito dell'anticorruzione, per poi entrare in Saipem S.p.A. come analista di affari internazionali e pubblici, occupandosi di rappresentanza istituzionale e analisi del rischio paese. Ha proseguito in Fincantieri S.p.A., focalizzandosi su innovazione nei sistemi d'arma e supporto aziendale. Attualmente è Project Manager in una società di consulenza specializzata in pagamenti digitali e innovazione tecnologica.
Negli ultimi mesi, la regione mediorientale ha assistito a un intensificarsi delle tensioni tra Iran e Israele, segnate da raid, attacchi missilistici e operazioni di intelligence. Con l’operazione israeliana “Rising Lion” che ha danneggiato significativamente il programma nucleare iraniano, e le risposte di Teheran con centinaia di missili e droni, il rischio di un conflitto aperto si fa più concreto. Questa escalation non solo mette a rischio la stabilità regionale, ma solleva anche inquietanti interrogativi sulla possibilità di utilizzo delle armi nucleari e sulle future strategie di deterrenza.
La strategia navale russa si configura come un elemento fondamentale della politica di proiezione di potenza e di tutela degli interessi geopolitici della Russia a livello globale. Attraverso il rafforzamento delle proprie capacità militari marittime, in particolare nel Mar Mediterraneo e in altre aree strategiche, la Russia mira a garantire un accesso sicuro alle rotte marittime, a proteggere le proprie risorse energetiche e a esercitare influenza sui paesi e sulle aree di interesse.