Muammar Gheddafi fu una figura politica e militare che governò la Libia per oltre quattro decenni. Nacque nel 1942 in una tenda beduina vicino a Sirte, in Libia, da una famiglia di pastori. Gheddafi frequentò l’accademia militare e successivamente si unì all’esercito libico.
Nel 1969, all’età di 27 anni, condusse un colpo di stato incruento che depose il re Idris I, stabilendo la Repubblica Araba di Libia. Gheddafi diventò il capo indiscusso del paese, implementando una forma di socialismo arabo che chiamò “Jamahiriya”, caratterizzata da un sistema politico basato su comitati popolari e congressi.
Muammar Gheddafi, nato il 7 giugno 1942 vicino a Sirte, Libia, crebbe in una famiglia di pastori beduini. Fin da giovane, Gheddafi fu influenzato dalle ideologie nazionaliste arabe, ispirato dal leader egiziano Gamal Abdel Nasser e dal suo panarabismo. Dopo aver completato la sua educazione primaria, Gheddafi frequentò l’Accademia Militare di Bengasi, dove sviluppò un forte interesse per la politica e il militarismo.
Nel 1969, all’età di 27 anni, Gheddafi orchestrò un colpo di stato incruento che depose re Idris I, instaurando la Repubblica Araba di Libia. Conosciuto come la “Rivoluzione libica”, il colpo di stato fu realizzato da un piccolo gruppo di ufficiali militari ed era guidato dall’ideale di trasformare la Libia in uno stato socialista e panarabo.
Una delle prime azioni di Gheddafi come capo di stato fu nazionalizzare l’industria petrolifera libica, aumentando le entrate nazionali. Con queste risorse, investì pesantemente in infrastrutture, istruzione e sanità, contribuendo a modernizzare il paese. Gheddafi introdusse il suo sistema politico, la “Jamahiriya”, descritta nel suo Libro Verde, che proponeva una forma unica di socialismo basato sulla partecipazione diretta del popolo attraverso comitati popolari.
Tuttavia, il suo governo fu anche caratterizzato da politiche autoritarie, con una repressione rigorosa contro i dissidenti e un controllo serrato dei media. Gheddafi utilizzò i servizi di sicurezza per mantenere il potere e sopprimere qualsiasi opposizione. Le sue politiche estere controversie, tra cui il sostegno a vari gruppi militanti e azioni terroristiche, come il coinvolgimento negli attentati di Lockerbie del 1988, isolarono ulteriormente la Libia dal contesto internazionale, comportando sanzioni da parte delle Nazioni Unite.
A livello internazionale, Gheddafi si posizionò come un sostenitore dell’unità africana e promotore dell’Unione Africana, cercando di consolidare un ruolo di leadership per la Libia nel continente. Nonostante i suoi sforzi, il suo regime continuò a essere visto negativamente a causa della sua indole imprevedibile e delle alleanze strategiche.
Nel 2011, la Primavera Araba infiammò disordini in tutto il Medio Oriente e il Nord Africa. In Libia, le proteste contro il regime autoritario di Gheddafi si trasformarono rapidamente in un conflitto armato. La risposta del leader fu violenta, con un uso diffuso della forza contro i manifestanti. La situazione si internazionalizzò ulteriormente quando la NATO intervenne, sostenendo le forze ribelli con attacchi aerei.
La caduta di Gheddafi avvenne il 20 ottobre 2011, quando fu catturato e ucciso durante la Primavera Araba nella sua città natale di Sirte. La sua morte segnò la fine di oltre quattro decenni di dominio, ma lasciò la Libia in una situazione di caos politico e conflitto civile, con fazioni rivali che lottano per il controllo del paese.
Gheddafi rimane una figura polarizzante: per alcuni, un dittatore brutale e megalomane; per altri, un vigoroso nazionalista che ha cercato di ridisegnare la Libia e l’Africa nel panorama mondiale. La sua eredità continua a influenzare profondamente non solo la Libia, ma anche la geopolitica della regione.
La sua eredità rimane un argomento di dibattito: alcuni lo vedono come un dittatore autoritario, mentre altri riconoscono le sue iniziative per migliorare l’istruzione e modernizzare la Libia.