La guerra cibernetica rappresenta un ambito di conflitto che sfrutta le vulnerabilità e le risorse del cyberspazio per ottenere vantaggi strategici, politici o economici. Essa si articola attraverso tecniche sofisticate di attacco e difesa, spesso caratterizzate da livelli avanzati di ingegneria sociale, malware customizzati e strategie di sabotaggio cyber. Tra le tecniche di attacco più diffuse vi sono l’impiego di malware e Trojan progettati per infiltrarsi nei sistemi target, spesso utilizzando tecniche di offuscamento come l’uso di codici polymorfi e packing per eludere i sistemi di rilevamento antivirus. Il ransomware, che cifra i dati di un sistema e richiede un riscatto per la decrittazione, ha mostrato la vulnerabilità di infrastrutture critiche, come evidenziato dagli attacchi noti come WannaCry e NotPetya. Gli attacchi di tipo Advanced Persistent Threat (APT) sono altamente mirati e prolungati nel tempo, caratterizzati dall’impiego di tecniche di compromissione stealth, tra cui exploit zero-day, spear phishing e backdoor custom, che consentono ai soggetti malintenzionati di mantenere accessi persistenti all’interno delle reti compromesse. Inoltre, tecniche di iniezione SQL e attacchi man-in-the-middle vengono sfruttate per ottenere accesso non autorizzato e manipolare dati sensibili.
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Per contrastare queste minacce si utilizzano sistemi di detection avanzata come i SIEM (Security Information and Event Management), capaci di analizzare in tempo reale eventi anomali, unitamente a tecniche di threat hunting che favoriscono l’individuazione di attività sospette grazie a strumenti di analisi comportamentale. La tecnologia deception, attraverso honeypots e honeynets, è impiegata per attrarre gli attacchi ed analizzarli, mentre la Zero Trust Architecture è un modello di sicurezza che limita l’accesso alle risorse esclusivamente ai soggetti verificati e sotto costante monitoraggio.
Le vulnerabilità zero-day rappresentano un’altra criticità, avendo exploit che sfruttano falle ancora sconosciute ai sviluppatori e non ancora patchate. Le supply chain attack, ovvero attacchi che compromettono componenti software o hardware di terze parti, aumentano il rischio di infiltrazioni in sistemi critici. Inoltre, tecniche di crittografia e steganografia sono impiegate per nascondere comunicazioni e dati sensibili, rendendo più difficile l’individuazione e l’intercettazione da parte degli attaccanti.
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Gli attori coinvolti nella guerra cibernetica sono sia stati dotati di capacità offensive avanzate, attraverso unità dedicate di cyberwarfare e intelligence, sia gruppi hacker sponsorizzati da stati, come APT28 e APT29, che operano in modo clandestino e spesso penetrano reti governative e industriali per scopi di spionaggio o sabotaggio. La crescente complessità delle tecnologie e delle minacce richiede strategie di cyber-difesa proattive e la cooperazione internazionale, fondamentale per sviluppare politiche condivise, gestire le vulnerabilità e rispondere efficacemente agli attacchi evoluti.
La guerra cibernetica continuerà a evolversi, richiedendo sistemi di difesa sempre più complessi e la creazione di un quadro normativo internazionale che favorisca la condivisione di informazioni e la collaborazione tra paesi. La capacità di proteggersi dalle offensive informatiche diventerà un elemento chiave della sicurezza globale, richiedendo un impegno continuo nell’innovazione tecnologica, nella formazione e nel rafforzamento della resilienza delle infrastrutture critiche.