La Turchia sta emergendo come una potenza militare regionale di primo piano, grazie a un ambizioso programma di modernizzazione delle sue forze armate e a una serie di operazioni militari all’estero che ne hanno ampliato significativamente la sfera d’influenza. Negli ultimi anni, sotto la guida del presidente Recep Tayyip Erdogan, Ankara ha intensificato gli sforzi per rafforzare le proprie capacità di difesa e proiettare il suo potere oltre i confini nazionali, ridisegnando gli equilibri geopolitici in Medio Oriente, Nord Africa e Caucaso.
Il programma di modernizzazione militare turco, avviato con decisione nei primi anni 2000, ha visto un’accelerazione significativa nell’ultimo decennio. L’obiettivo primario è stato quello di ridurre la dipendenza dalle importazioni di equipaggiamento militare e sviluppare una robusta industria della difesa nazionale. Questo sforzo ha portato alla creazione e al potenziamento di diverse aziende statali e private nel settore, tra cui Turkish Aerospace Industries (TAI), Aselsan, e Roketsan, che oggi producono una vasta gamma di equipaggiamenti militari avanzati.
Uno dei fiori all’occhiello di questo programma è lo sviluppo del drone da combattimento Bayraktar TB2, che ha guadagnato fama internazionale per la sua efficacia in diversi teatri di conflitto. Questo velivolo senza pilota ha dimostrato la sua letalità e precisione in Siria, Libia, e più recentemente nel conflitto del Nagorno-Karabakh, attirando l’attenzione di numerosi paesi interessati all’acquisto di questa tecnologia. Il successo del Bayraktar TB2 non solo ha rafforzato le capacità operative delle forze armate turche, ma ha anche aperto nuove opportunità di esportazione, posizionando la Turchia come un importante attore nel mercato globale dei droni militari.
Oltre ai droni, la Turchia sta investendo pesantemente in altri settori chiave della difesa. Il paese sta sviluppando sistemi missilistici avanzati, come il missile antiaereo a lungo raggio Siper, parte del progetto di difesa aerea e missilistica Hisar. Nel campo dei veicoli terrestri, l’industria turca ha prodotto una serie di veicoli blindati come l’Altay, un carro armato di ultima generazione, e il veicolo da combattimento di fanteria Kaplan. In ambito navale, il programma MILGEM ha portato alla costruzione di corvette e fregate di progettazione nazionale, rafforzando significativamente le capacità della marina turca.
Uno dei progetti più ambiziosi è lo sviluppo del caccia di quinta generazione TF-X, che mira a sostituire la flotta di F-16 della Turchia e a posizionare il paese tra i pochi al mondo capaci di produrre aerei da combattimento avanzati. Nonostante le sfide tecniche e finanziarie, il progetto TF-X rappresenta l’ambizione turca di raggiungere l’autosufficienza nei settori più avanzati dell’industria della difesa.
Questi sforzi di modernizzazione sono stati accompagnati da una politica estera sempre più assertiva, che ha visto la Turchia impegnata in diverse operazioni militari oltre i propri confini. L’intervento in Siria, iniziato nel 2016 con l’Operazione Scudo dell’Eufrate e proseguito con successive operazioni come Ramoscello d’Ulivo (2018) e Fonte di Pace (2019), ha permesso ad Ankara di stabilire una zona cuscinetto lungo il suo confine meridionale. Queste operazioni hanno avuto molteplici obiettivi: contrastare le forze curde del YPG, che la Turchia considera un’estensione del PKK e quindi una minaccia alla sua sicurezza nazionale; combattere l’avanzata dello Stato Islamico; e creare una zona di influenza diretta in territorio siriano per gestire il flusso di rifugiati e proteggere i propri interessi strategici.