Negli ultimi anni, il dibattito internazionale ha visto emergere con sempre maggiore forza la questione dei paesi che, pur essendo stati indipendenti, hanno scelto di non dotarsi di un esercito. Attualmente sono almeno 22 gli stati e territori che, per vari motivi storici e geografici, non possiedono forze armate stabili.
Un quadro variegato di piccoli e grandi Paesi Senza Esercito
Questi paesi sono estremamente diversi tra loro. Tra di essi troviamo paesi insulari come le Isole Marshall, Palau, Nauru, Tuvalu e stati più grandi come Costa Rica, Panama e Città del Vaticano. Molti di questi stati sono nati con la volontà di mantenere la pace e la neutralità, spesso grazie anche a riconoscimenti internazionali e accordi di sicurezza con potenze più grandi. Altri, come Haiti o Panama, hanno percorso un processo di disarmo dopo periodi di conflitti o invasioni, preferendo investire in servizi pubblici e sviluppo sociale.
Stati senza forze militari: un esempio di pacifismo strategico
Il caso della Costa Rica merita particolare attenzione: nel 1948, dopo uno scontro civile, decise di smantellare il proprio esercito. Da allora, ha investito risorse altrimenti destinate alle forze armate in istruzione, sanità e tutela ambientale, divenendo un modello di pacifismo e stabilità regionale. La sua scelta si è rivelata vincente, portando a una storia di pace interna e assenza di conflitti con altri stati, oltre a conquistare nel 1987 il Nobel per la pace grazie all’ex presidente Óscar Arias. Anche Panama, dopo l’invasione statunitense del 1989, ha deciso di non ripristinare un esercito e di affidarsi a forze di sicurezza interne di dimensioni ridotte. La sua posizione ha rafforzato l’immagine di uno Stato stabile e pacifico, anche grazie all’appoggio di accordi internazionali.
Vantaggi e limiti di questa scelta
Secondo numerose analisi, il principale vantaggio di non avere un esercito è economico. Le risorse impiegate per le forze militari vengono dirottate verso altri settori, dando impulso a scuole, ospedali e infrastrutture sociali. La Costa Rica, ad esempio, investe meno dello 0,05% del PIL in sicurezza e controlla comunque efficacemente le frontiere e le risorse costiere. Tuttavia, questa scelta comporta anche rischi. Stati come Israele o Taiwan, ad esempio, mantengono forze armate robuste proprio per difendersi da minacce esterne. La neutralità o la pace non sono sempre garanzie di sicurezza assoluta, specialmente in aree di tensione geopolitica.
Il ruolo delle organizzazioni internazionali
Molti di questi paesi senza esercito sono anche centri di attività internazionale per la pace e i diritti umani. La Costa Rica ospita la Corte interamericana dei diritti umani e il settore delle Nazioni Unite dedicato alla pace: un segno tangibile di come l’assenza di forze militari possa essere compensata da un impegno attivo nel diritto internazionale e nelle questioni umanitarie.
La scelta di non dotarsi di un esercito non può essere considerata un’unica soluzione valida per tutti. Si tratta di un percorso che richiede condizioni storiche, geopolitiche e sociali favorevoli. In ogni caso, i paesi che hanno deciso di seguire questa strada dimostrano che, con volontà e una buona diplomazia, è possibile mantenere la pace senza stravolgere il proprio modello di stato. Può questa esperienza rappresentare un esempio anche per altre nazioni? La risposta dipende da molti fattori, ma certamente i casi di Costa Rica e Panama ci parlano di un’altra possibile via: quella della pace concreta, senza la necessità di un esercito.