Il 29 giugno 2025, Kiev ha ufficialmente annunciato, tramite un decreto presidenziale firmato da Volodymyr Zelensky, il suo ritiro dal Trattato di Ottawa, il principale accordo internazionale che disciplina il divieto di mine antiuomo. Questa decisione rappresenta un passo senza precedenti nel contesto del disarmo globale e rivela come la guerra in Ucraina abbia innalzato le priorità di sicurezza a un livello di emergenza nazionale.
Una scelta motivata dall’emergenza militare
Fino a oggi, l’Ucraina aveva firmato e ratificato la Convenzione di Ottawa nel 2005, impegnandosi a distruggere le scorte di mine antiuomo e a rispettare le norme di tutela delle popolazioni civili. Tuttavia, la difficile situazione sul fronte, aggravata dalla guerra con la Russia, ha portato le autorità di Kiev a riconsiderare questa posizione. In particolare, la crescente necessità di difendersi e di ostacolare l’avanzata russa ha spinto Kiev a ricorrere all’uso di mine come strumento tattico, rendendo impraticabile il rispetto anche dal punto di vista militare del trattato.
Il passato e le motivazioni di Kiev sull’uscita dalla Convenzione di Ottawa
L’Ucraina aveva ereditato dal regime sovietico ingenti arsenali di mine antiuomo e anticarro. Dopo aver firmato la Convenzione di Ottawa nel 1999 e ratificata nel 2005, il processo di smantellamento delle scorte era stato lungo e difficile, complicato anche dalla crisi economica e dai conflitti interni. Con l’esplosione del conflitto nel Donbass nel 2014 e, soprattutto, con la scalata della guerra aperta dal 2022, le dinamiche sono cambiate drasticamente. Entrambi gli schieramenti hanno fatto ampio uso di mine per strategie difensive e offensive, causando numerose vittime civili.
La decisione di Kiev di uscire ufficialmente dal trattato segue quella di altri paesi come Polonia, Lituania, Estonia e Finlandia, che nel corso degli ultimi anni avevano iniziato a disconoscere il trattato, spesso motivando la loro scelta con le esigenze di sicurezza nazionale.
Implicazioni internazionali e future
L’uscita di Kiev dalla Convenzione di Ottawa rappresenta un tassello di una più ampia crisi diplomatica e umanitaria. Da un lato, solleva preoccupazioni riguardo all’aumento delle mine nelle zone di conflitto e alle conseguenti vittime civili. Dall’altro, mette in discussione l’efficacia di un accordo internazionale che, finora, aveva contribuito a limitare l’uso di mine antiuomo in molte parti del mondo. Mentre alcuni analisti temono un indebolimento del quadro normativo sul disarmo, altri sottolineano come in situazioni di guerra totale, le priorità di difesa spesso sovrastano gli impegni internazionali. La decisione di Kiev potrebbe anche influenzare altri paesi a riconsiderare il loro ruolo e le loro responsabilità in questo ambito.
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L’uscita dell’Ucraina dalla Convenzione di Ottawa segnala una svolta significativa nel panorama del disarmo mondiale, evidenziando come le esigenze di sicurezza in tempo di guerra possano portare a compromessi con gli impegni internazionali. Nasce così il dilemma tra tutela della vita civile e necessità di difesa, che continuerà a essere al centro del dibattito internazionale mentre il conflitto prosegue nel cuore dell’Europa.