I rapporti bilaterali tra Russia e Stati Uniti rappresentano una delle dinamiche più complesse della politica internazionale contemporanea. Dalla Guerra Fredda ai giorni nostri, i due Paesi si sono spesso trovati su fronti opposti, ma non sono mai mancati momenti di cooperazione strategica. Oggi le relazioni bilaterali sono segnate da tensioni geopolitiche, sanzioni economiche, competizione ideologica e divergenze ideologiche.
Un breve sguardo storico alle relazioni bilaterali
La rivalità tra Mosca e Washington affonda le sue radici nel secondo dopoguerra, con la nascita della Guerra Fredda (1947-1991). Dopo il crollo dell’Unione Sovietica, gli anni Novanta furono caratterizzati da un tentativo di avvicinamento, in particolare sotto le presidenze Clinton e Boris Eltsin. L’espansione della NATO verso Est e i conflitti in Kosovo, Georgia e Ucraina hanno riacceso la sfiducia reciproca.
Il deterioramento dopo il 2014
L’annessione della Crimea da parte della Russia del 2014 ha rappresentato un punto di svolta. Gli Stati Uniti, insieme all’Unione Europea, hanno imposto sanzioni economiche e diplomatiche a Mosca, accusata di violare il diritto internazionale. Da allora, le relazioni bilaterali si sono fortemente deteriorate, con accuse reciproche di inferenze elettorali, spionaggio e cyber attacchi.
Le tensioni dopo l’invasione dell’Ucraina (2022)
L’invasione russa dell’Ucraina del febbraio 2022 ha ulteriormente inasprito i rapporti tra le due super-potenze. Gli Stati Uniti hanno sin da subito sostenuto Kiev con massicci aiuti finanziari e militari, mentre ha rafforzato la presenza NATO nell’Europa orientale. La Russia ha risposto con una retorica ostile e una crescente cooperazione con Cina, Iran e altri attori ostili all’ordine internazionale a guida occidentale. Le sanzioni statunitensi hanno colpito duramente l’economia russa, mentre Mosca ha cercato di aggirare l’isolamento rafforzando i legami con i Paesi BRICS e puntando sull’autarchia energetica e industriale.
L’influenza politica di Russia e Stati Uniti in Medio Oriente
In Medio Oriente, Russia e Stati Uniti si muovono tra alleanze storiche, interessi strategici e ed equilibri instabili, con approcci totalmente diversi. Gli Stati Uniti cercano di mantenere l’ordine regionale a guida occidentale, sostenendo alleati chiave come Israele, Arabia Saudita e in parte l’Egitto. La Russia gioca da contrappeso, promuovendo un multipolarismo regionale, sostenendo regimi ostili all’Occidente come in Iran, presentandosi come mediatore “anti-egemonico”. Il cuore dello scontro geopolitico in Medio Oriente tra le due super-potenze si è avuto con la guerra in Siria nel 2015. La Russia ha sostenuto fin dal 2015 il regime di Bassar al-Assad, garantendogli la sopravvivenza militare e politica, con una presenza militare permanente con la base militare di Tartus. Gli Stati Uniti hanno sostenuto milizie curde e ribelli moderati, mantenendo basi nel nord est del Paese. Il coinvolgimento americano in Siria si è ridotto notevolmente sotto la presidenza Biden, e ancora di più sotto quella attuale del Presidente Trump.
La partita politica tra Russia e Stati Uniti in Medio Oriente non è solo militare, ma profondamente diplomatica, economica e simbolica. Washington gioca per mantenere il suo ordine liberale e proteggere i suoi alleati storici; Mosca si propone come alternativa all’egemonia occidentale, promuovendo un ordine multipolare.
Nel 2025, nessuna delle due potenze controlla veramente la regione, ma entrambe sono parte integrante dei suoi conflitti e dei suoi fragili equilibri. La sfida sarà evitare che il confronto degeneri in uno scontro diretto, mentre si ridefiniscono le nuove regole del gioco in un Medio Oriente sempre più frammentato.