Dopo gli attacchi statunitensi ai siti nucleari iraniani, cresce la preoccupazione per una possibile ritorsione da parte di Teheran, che potrebbe ordinare la chiusura dello Stretto di Hormuz, uno snodo fondamentale per il trasporto navale di petrolio e gas.
Lo Stretto di Hormuz, di cui l’Iran controlla la parte settentrionale, è situato a cavallo del Golfo Persico e del Golfo dell’Oman e rappresenta un passaggio cruciale per l’esportazione di petrolio verso il resto del mondo. Infatti, circa 20 milioni di barili di petrolio, pari al 25% della produzione giornaliera globale, transitano attraverso lo stretto ogni giorno, secondo quanto riportato dall’US Energy Information Administration (EIA).
Nel 2024, circa l’84% del petrolio esportato dal Golfo Persico era diretto verso i mercati asiatici. Cina, India, Giappone e Corea del Sud da sole rappresentavano circa il 70% delle destinazioni. Un eventuale blocco colpirebbe duramente questi Paesi, oltre che l’Iran stesso, che vende a Pechino circa il 90% del proprio petrolio, secondo i report di Kpler.
Il parlamento iraniano ha già approvato il blocco dello stretto, ma la decisione finale spetta al Consiglio Supremo di Sicurezza Nazionale e alla Guida Suprema, l’Ayatollah Ali Khamenei.
Pechino si è già mobilitata per scongiurarne la chiusura. Durante un briefing con la stampa, il portavoce del Ministro degli Esteri cinese, Guo Jiakun, ha affermato che il Golfo Persico “le acque vicine sono corridoi internazionali vitali per il commercio e per l’energia”. Guo ha poi invitato la comunità internazionale ad “intensificare gli sforzi per permettere una de-escalation del conflitto e evitare che l’instabilità della regione possa influenzare lo sviluppo economico globale”.
Leggi anche: Lo Stretto di Hormuz: storia e importanza geopolitica
Intanto la Cina ha rafforzato le misure di sicurezza per le proprie navi. Per evitare che vengano bloccate, ha richiesto ad ogni imbarcazione battente bandiera cinese di mantenere costanti contatti durante la traversata dello Stretto di Hormuz. Ha poi chiesto alla China Shipowners’ Association (CSA), che opera sotto il controllo del Ministero dei Trasporti, di raccogliere informazioni dettagliate sulle imbarcazioni presenti nell’area, come nome della nave, il numero IMO (usato per identificare le navi), carico, rotta e movimenti quotidiani nella regione.
Diversi analisti, tuttavia, ritengono improbabile il blocco.
La chiusura dello Stretto di Hormuz danneggerebbe Teheran quanto gli altri paesi e, inoltre, implicherebbe la violazione delle acque territoriali del Sultanato dell’Oman (con cui l’Iran condivide geograficamente lo stretto)
spiega Homayoun Falakshahi, responsabile dell’analisi del petrolio di Kpler. La situazione è costantemente monitorata da tutta la comunità globale, che guarda con preoccupazione agli sviluppi del conflitto.