La guerra dei 12 giorni tra Israele ed Iran si è conclusa grazie ad una tregua mediata in primis dagli Stati Uniti e facilitata anche dalla mediazione di Paesi come il Qatar e altri Paesi del Golfo Persico. Nella giornata di ieri si è concluso uno storico vertice della Nato, nel documento finale i Paesi membri hanno approvato l’aumento delle spese militari al 5% entro il 2035.
Come si è conclusa la Guerra dei 12 giorni
Il Presidente degli Stati Uniti Donald Trump, dopo aver accusato in maniera molto colorita sia Israele che l’Iran di non sapere cosa stessero facendo, ha dichiarato ufficialmente che le ostilità si sarebbero concluse entro il 24-25 giugno, definendo così la “12 Day War”. Nonostante l’iniziale accordo tra le parti, nelle prime ore si sono verificate delle violazioni con lanci di missili da entrambe le parti. Israele con il supporto americano ha colpito infrastrutture nucleari iraniane, ma ad oggi i danni sembrano quelli di un ritardo nello sviluppo del programma nucleare iraniano e non di una distruzione totale. Tel Aviv ha eliminato diversi comandanti iraniani di alto profilo, infliggendo un duro colpo al comando dell’IRGC. L’Iran ha reagito con missili soprattutto verso obiettivi di Israele e, in un caso, contro la base statunitense di Al Udeid in Qatar. La guerra si è conclusa con una tregua condizionata e monitorata, ma senza una soluzione definitiva. Si tratta di un cessate il fuoco e non di una pace. La zona rimane sempre a rischio di una rinnovata escalation, e la questione nucleare resta all’ordine del giorno.
Uno storico vertice della Nato
Nella giornata di ieri all’Aia si è concluso il vertice Nato che ha preso decisioni davvero storiche. I 32 Paesi membri hanno concordato un nuovo obiettivo del 5% del Pil complessivo, suddiviso nel 3,5% per la difesa e l’1,5% per le infrastrutture, la cyber-security e la resilienza. Il piano prevede un monitoraggio progressivo, con revisioni intermedie previste per il 2029. Questo obiettivo è stato fortemente voluto dagli Stati Uniti e dal Presidente Trump, che lo ha definito una “storica vittoria”. La conferma dell’impegno fermo a rispettare l’Articolo 5 è stata un’altra vittoria americana, il cui Presidente, seppur con toni cauti, ha comunque riaffermato il sostegno alla difesa collettiva.
Nel corso del vertice si è parlato anche dell’Ucraina, si è deciso di continuare a supportare Kiev ma non si è mai parlato di esplicitamente di un futuro ingresso dell’Ucraina nella Nato. A livello geopolitico l’obiettivo era quello di bilanciare l’impegno statunitense, rafforzando le capacità di difesa europee, anche per i futuri scenari di deterrenza, la Russia rimane indicata come la principale minaccia a lungo termine. La Francia ha espresso timori sulle difficoltà economiche a sostenere certi livelli di spesa, mentre il Presidente Trump ha minacciato di raddoppiare i dazi nei confronti della Spagna, che ha ottenuto un’esenzione del target del 5%. L’Italia con la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha escluso aumenti annuali obbligatori, puntando su un ritmo graduale e sostenibile, per evitare impatti eccessivi sui conti pubblici. L’Italia ha negoziato termini “flessibili” con la Nato, assicurando che nessuna spesa verrà tolta ad altri settori, ma si cercherà di mantenere l’equilibrio fiscale.