Martedì 27 maggio si è tenuto il primo summit tra le nazioni del Sudest asiatico (ASEAN), la Cina e il Gulf Cooperation Council (GCC), con l’obiettivo di trovare soluzioni all’incertezza economica causata dai dazi reciproci di Washington. L’incontro è avvenuto nel secondo giorno dedicato alla conferenza annuale dell’Associazione delle Nazioni del Sudest Asiatico, composta da Malaysia, Thailandia, Singapore, Indonesia, Filippine, Brunei, Vietnam, Laos, Cambogia e Myanmar.
L’incontro è stato seguito da colloqui privati tra i rappresentanti dell’ASEAN e del Gulf Cooperation Council (GCC), il quale comprende Bahrain, Kuwait, Oman, Qatar, Arabia Saudita e Emirati Arabi Uniti.
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Secondo il Primo Ministro malaysiano Anwar, la collaborazione tra i due blocchi è fondamentale per garantire prosperità e sviluppo economico a tutti i Paesi coinvolti.
Credo che la partnership tra GCC e ASEAN sia più che mai rilevante, dal momento che ci troviamo in un panorama globale di crescente insicurezza, segnato da incertezza economica e sfide geopolitiche.
Anwar
ha dichiarato Anwar all’apertura della conferenza. Anwar ha poi sottolineato come si stia assistendo ad una “transizione nell’ordine geopolitico” verso un multilateralismo più ampio.
Al summit, ha partecipato anche il Primo Ministro cinese Li Qiang, il quale è arrivato a Kuala Lumpur, sede della conferenza, lunedì per incontrare con la controparte malaysiana. Secondo Li, Cina, ASEAN e Gulf Cooperation Council (GCC) dovrebbero rafforzare la loro cooperazione per “sostenere congiuntamente un regionalismo aperto e un vero multilateralismo”.
Nonostante l’ASEAN abbia sempre mantenuto una posizione bilanciata e neutrale tra Pechino e Washington, la minaccia di “dazi reciproci” annunciata dell’amministrazione Trump è stata percepita come un duro colpo dai Paesi del Sudest asiatico. Se tali misure venissero introdotte, 6 dei 10 Paesi membri sarebbero tra i più colpiti a livello globale, con tariffe comprese tra il 32% e il 49%.
Sebbene il Presidente Donald Trump abbia annunciato una pausa di 90 giorni per i dazi lo scorso Aprile, i Paesi dell’ASEAN si stanno comunque muovendo per evitare che una futura re-introduzione possa colpire gravemente le loro economie. Secondo Chong Ja Ian, politologo della National University of Singapore, la stipulazione di nuovi accordi con i Paesi del Medio Oriente e la Cina, è parte di una strategia per diversificare le economie regionali e ridurre la dipendenza da Washington.
Secondo Al Jazeera, la rilevanza che i Paesi del Golfo hanno attribuito all’evento è testimoniata dalla presenza di alte cariche governative nelle delegazioni delle nazioni del Gulf Cooperation Council (GCC), tra cui l’Emiro del Qatar Sheik Tamim bin Hamad Al Thani e il vice-primo Ministro dell’Oman.
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Alla vigilia del summit, il PM della Malaysia Anwar ha dichiarato di aver contattato Trump per proporre un incontro tra Stati Uniti e l’ASEAN entro la fine di quest’anno, con l’obiettivo di discutere delle possibili conseguenze dei dazi e trovare accordi più favorevoli. Tuttavia, secondo il Ministro degli esteri malaysiano Hasan, il Presidente Trump non avrebbe ancora dato il suo consenso all’incontro.