L’Accordo Marittimo sulla definizione dei confini nel mar Mediterraneo tra Israele e Libano, raggiunto nell’ottobre 2022, rappresenta una svolta storica per due paesi che, nonostante formalmente in stato di guerra, hanno trovato un terreno comune su una questione fortemente dibattuta. Le origini della disputa risalgono alla scoperta dei giacimenti di gas naturale nel Mediterraneo orientale, i quali, pur offrendo enormi potenzialità economiche, hanno alimentato tensioni regionali.
Il nodo centrale della disputa era la delimitazione di un’area di 860 km², compresa tra le rivendicazioni avanzate da entrambe le nazioni. Dal lato libanese, Beirut aveva formalizzato le proprie pretese presso le Nazioni Unite, mentre Israele basava la propria rivendicazione sugli accordi stipulati con Cipro nel 2010, noti come la linea 1. Gli sforzi iniziali per risolvere la disputa, tra cui la proposta del diplomatico americano Frederic Hof nel 2011, non riuscirono a superare le divisioni interne in Libano, in particolare l’opposizione del movimento Hezbollah e del partito Amal.
Queste dinamiche riflettevano non solo le complessità legate ai confini marittimi ma anche le questioni irrisolte sul confine terrestre noto come la “Blue Line”, tracciata temporaneamente dalle Nazioni Unite nel 2000. Altre contese territoriali, come quelle sul villaggio di Ghajar e le fattorie di Shebaʿa, aggiungevano ulteriore frizione tra le due nazioni, complicando qualsiasi forma di risoluzione.
Tuttavia, l’accordo del 2022 relativo all’Accordo Marittimo, mediatore dagli Stati Uniti, ha segnato un cambiamento di rotta. La mediazione americana ha permesso di tornare al tavolo dei negoziati, grazie anche alla crescente necessità economica del Libano di sviluppare le sue risorse naturali alla luce della crisi economica crescente. La divisione delle risorse energetiche, con un giusto equilibrio delle parti, ha permesso di giungere a un compromesso accettabile dell’Accordo Marittimo, dove Libano e Israele possono finalmente avviare operazioni di esplorazione e produzione.
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Questo accordo, pur non cambiando lo stato formale di guerra, ha prodotto un effetto stabilizzante nella regione e apre nuove possibilità di cooperazione economica. L’accesso alle risorse energetiche può essere determinante per l’economia libanese, rappresentando una potenziale ancora di salvezza per un paese in piena crisi finanziaria. Dal punto di vista geopolitico, l’impatto dell’accordo si estende oltre i confini dei due paesi, potenzialmente ripercuotendosi positivamente sulle dinamiche regionali più ampie.
Infine, nonostante le sfide persistenti, l’approccio dialogico intrapreso Libano e Israele su questa particolare questione rappresenta un modello diplomatico che potrebbe ispirare future risoluzioni di contese, bilaterali e oltre, in una regione dove le relazioni spesso sono state dettate da antagonismi più che da cooperazioni.