Il vertice annuale dei BRICS, in programma a Rio de Janeiro nei prossimi giorni, si svolgerà senza la presenza di due dei più importanti leader mondiali: Xi Jinping, presidente cinese, e Vladimir Putin, presidente russo. La loro assenza, annunciata rispettivamente a causa di una “distanza strategica” adottata dalla Cina e di un mandato di cattura emesso dalla Corte penale internazionale dell’Aja, che riguarda il leader russo per presunti crimini di guerra in Ucraina, risuona come un segnale più profondo sulle tensioni e i cambiamenti in atto nel panorama internazionale.
Sebbene Putin possa intervenire via videoconferenza, la mancanza dei due principali pesi massimi del blocco BRICS invita a riflettere sulla crescente frammentazione e sui nuovi equilibri geopolitici. L’assenza di Xi Jinping, infatti, riflette la volontà di Pechino di mantenere una distanza strategica da eventi globali o da formazioni politiche che potrebbero minacciare i suoi interessi o la stabilità interna. D’altra parte, l’assenza di Putin, acuita dalla richiesta di arresto internazionale, evidenzia come le tensioni tra Mosca e gran parte della comunità internazionale influenzino anche i principali tavoli di discussione dei paesi emergenti, che si trovano a dover navigare tra alleanze e conflitti.
Queste assenze si inseriscono in un quadro mondiale molto più complesso. Mentre il mondo si sta confrontando con le crisi in Ucraina e Gaza, l’amministrazione americana, sotto l’egida di Donald Trump, continua a incarnare un tentativo di dare fastidio alle orchestrazioni multilaterali dominate da Russia e Cina. Trump, con la sua guerra dei dazi (reale o strumentale), si dedica a un lavoro diplomatico estenuante per cercare una soluzione di pace in Ucraina e in Medio Oriente, attività che si allinea con la sua più ampia strategia di metter in crisi le alleanze tradizionali e di influenzare i rapporti internazionali, anche attraverso minacce commerciali e pressioni diplomatiche.
Il vertice dei BRICS, invece, si presenta sotto un’altra luce. Fondato su obiettivi di contrasto al modello economico occidentale, con l’aspirazione di ridurre la dipendenza dal dollaro, favorire la tassazione dei super-ricchi e finanziare maggiormente azioni contro il climate change, il gruppo vede al suo interno paesi come Brasile, India, Russia, Cina e Sudafrica, ai quali si sono aggiunti altri come Iran, Egitto e Etiopia. La dichiarazione di quest’ultimo si concentra anche su proposte rivoluzionarie, come la creazione di una nuova moneta commerciale, un terreno in cui si riflettono ambizioni di autonomia economica rispetto agli Stati Uniti.
Nonostante le tensioni geopolitiche, il presidente brasiliano Luiz Inácio Lula da Silva ha sottolineato come la discussione sulla nuova moneta commerciale sia “estremamente importante”, lasciando intendere che il tema dei dazi e della tutela delle proprie economie sarà al centro del vertice. La posizione del Brasile si oppone alle minacce statunitensi di dazi supplementari che potrebbero arrivare fino al 100% qualora i membri del gruppo adottassero misure che sfidano il predominio del dollaro, come sta cercando di fare anche l’India di Modi, che si è già distanziata in questa questione.
Sul fronte delle crisi globali, i BRICS si trovano ad affrontare anche le delicate questioni del Medio Oriente e dell’Ucraina. La possibile condanna esplicita di Israele e Stati Uniti nel documento finale del vertice, che Hamas e Tel Aviv si contendono da settimane, appare come una sfida aperta alle diplomazie occidentali. Per quanto riguarda l’Ucraina, nonostante gli sforzi di Trump di negoziare un cessate il fuoco, gli scontri tra Russia e Ucraina sembrano intensificarsi, con pochi segnali di soluzione a breve termine. La difficoltà nel raggiungere un accordo si manifesta anche nello scarno risultato del precedente forum internazionale, che non è riuscito a trovare un consenso sul rafforzamento del Consiglio di Sicurezza Onu.
Se il vertice di Rio perde in presenza, guadagna invece in complessità e in tensioni crescenti. La Cina, che lo scorso anno aveva puntato molto sul G20 e su una visita di Stato in Brasile, resta fino a ora in sordina, in attesa di tempi migliori. La presenza e l’atteggiamento dei principali attori di questa intricata partita globale continueranno a influenzare non solo il futuro dei BRICS.