Alle prime luci dell’alba di venerdì 13 giugno, Israele ha lanciato un’operazione militare su vasta scala contro l’Iran, denominata Operazione Rising Lion, definita ufficialmente come un attacco preventivo. La decisione, presa in un contesto di crescente tensione tra i due Paesi, ha portato il governo israeliano a proclamare lo stato di emergenza su tutto il territorio nazionale, con misure straordinarie di sicurezza in atto.

Il ministro della Difesa israeliano, Israel Katz, ha annunciato la situazione di massima allerta, prevedendo un’imminente rappresaglia dall’Iran sotto forma di attacchi missilistici e con droni contro il territorio israeliano e le sue popolazioni civili. “In seguito all’azione condotta contro l’Iran, ci attendiamo un imminente attacco missilistico e con droni”, ha dichiarato Katz, sottolineando la gravità della crisi in atto.
Per garantire la massima sicurezza ai cittadini, le forze armate israeliane hanno inviato messaggi di allerta sui telefoni cellulari di tutta la popolazione, invitando le persone a rimanere vigili e prepararsi a eventuali bombardamenti.
Alti ufficiali delle forze armate israeliane (IDF) hanno affermato che si tratta di una vera e propria guerra, e non di una semplice operazione militare limitata. “Non stiamo conducendo un’operazione, ma una guerra, pianificata e condotta a 1.500 chilometri da casa”, hanno detto fonti militari, parlando della portata e della gravità del conflitto.
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Il primo ministro Benjamin Netanyahu ha pubblicato un video pre-registrato in cui ha dichiarato che “l’operazione proseguirà finché sarà necessario”, sottolineando che l’Iran possiede ancora capacità significative di attaccare Israele.
“Abbiamo agito per contrastare la minaccia iraniana alla sopravvivenza stessa di Israele”
ha affermato, lasciando intendere che la campagna militare potrebbe protrarsi nel tempo.
La decisione israeliana di compiere un attacco di grande portata rappresenta un punto di svolta nelle tensioni tra i due Paesi e potrebbe avere ripercussioni di vasta portata, includendo un possibile rilancio di un conflitto più ampio nella regione. Con la popolazione in stato di allerta e con le minacce di ritorsioni da parte di Teheran, il rischio di escalation è concreto e preoccupante. Il mondo guarda con attenzione a questi sviluppi, sperando in una de-escalation della crisi ma consapevole che si tratta di uno dei momenti più delicati nei rapporti internazionali del Medio Oriente degli ultimi anni.