Conferenza di Bogotá: “Non c’è altra strada”
La Colombia non era ancora un membro ufficiale della NATO, ma aveva acquisito lo status di “partner globale” (una fase intermedia prima dell’adesione) dell’Alleanza Atlantica nel 2018. Un ingresso mai realmente ratificato, come ha spiegato lo stesso Petro: “Noi siamo membri a metà della NATO, non ci hanno mai nemmeno accolti del tutto”. Tuttavia non è sui tempi d’ingresso all’interno dell’alleanza militare che si poggia l’invettiva del presidente colombiano, bensì su una riflessione di carattere morale.
La Colombia cessa di essere l’unico partner della Nato nell’America Latina
Lo scorso 9 Luglio, infatti, Petro aveva indetto una conferenza internazionale su Gaza e lo aveva fatto con un articolo pubblicato sul Guardian. La Conferenza di Bogotá si è effettivamente tenuta questo martedì, il cui scopo dichiarato era quello di “introdurre misure giuridiche, diplomatiche ed economiche concrete che possano fermare la distruzione portata avanti da Israele”. Un monito lanciato ai propri “alleati” occidentali, che non paiono crucciarsi minimamente di una carneficina che sta avvenendo sulle sponde del loro stesso mare e che si vedono arrivare una reprimenda dall’altra parte dell’Oceano Atlantico.
Proprio da Bogotà, città di cui, peraltro, era stato in passato sindaco, il leader colombiano ha annunciato la decisione di recidere il cordone che lo legava all’Alleanza Atlantica, giustificando la sua scelta proprio con la “complicità” dei leader occidentali al genocidio in Palestina. Le sue parole sono state riportate dalla rivista colombiana Semana: “Dalla NATO dobbiamo uscire, non c’è altra strada. Cosa ci facciamo lì se i principali leader dell’alleanza sono favorevoli al genocidio?” Petro non ha poi perso l’occasione di condannare il silenzio complice dell’Unione Europea: “La relazione con l’Europa non può più passare attraverso governi che tradiscono il loro popolo e stanno aiutando a lanciare bombe sui bambini”.
E, già che c’era, ci ha tenuto anche a smontare la cartoonesca narrazione occidentale del “bene contro il male”:
“Questi eserciti non sono eserciti della libertà, sono eserciti delle tenebre”. Petro si è poi unito alla nutrita schiera di coloro che sostengono l’anacronistica inutilità della NATO: “Non è forse ora di riconfigurare militarmente il mondo? Non esiste un esercito latinoamericano, ma noi dobbiamo avere eserciti della luce. Dobbiamo unire i nostri eserciti e riflettere attentamente”. Infine, sulle sanzioni “personali” che la Colombia imporrà al regime sionista, Petro ha dichiarato quanto segue:
“Le armi israeliane non possono più arrivare qui e il carbone colombiano non si trasformerà in bombe per uccidere bambini. La Colombia compra olio d’oliva dalla Palestina, non da Israele. Lo fanno i palestinesi e gli israeliani ci mettono solo il marchio sopra. La Colombia compra dalla Palestina e non vende a Israele”.
Conferenza di Bogotá, addio NATO: i BRICS ne escono più forti?
Se possibile, la parte più interessante dell’intervento di Petro è l’ultima: “Anche se verranno aumentati i dazi, qualsiasi cosa accada, altri ci aiuteranno e compreranno i nostri prodotti”. Soprattutto alla luce del fatto che a co-organizzare la conferenza per Gaza assieme alla Colombia c’era il Sudafrica, ovvero uno dei cinque paesi fondatori dei BRICS. Circa un mese fa, infatti, la Colombia è stata il primo paese sudamericano (se si eccettuano i paesi fondatori e quindi il Brasile) ad entrare nella NDB BRICS.
Un acronimo che sta per Nuova Banca di Sviluppo, ovvero un’istituzione finanziaria nata nel 2014 e fondata dai BRICS con l’obiettivo di contrastare l’egemonia del dollaro. Laura Sarabia, ministra per gli affari esteri della Colombia, ha definito tale adesione come “un ampliamento degli orizzonti” per il proprio paese. Mentre Germán Ávila Plazas, ministro delle finanze, ne ha parlato come di “un passo fondamentale per diversificare le alleanze e rafforzare l’economia del paese”. Il messaggio che arriva dal resto del mondo è chiaro. L’unipolarismo statunitense è finito e l’egemonia occidentale sul mondo scricchiola sempre di più. Non basta nemmeno più il ricatto del mercato unico europeo e quello della deterrenza nucleare per convincere le economie emergenti a sottostare ai diktat di Washington.