Dopo cinque anni di assenza dal continente europeo, il presidente cinese Xi Jinping ha intrapreso un viaggio diplomatico cruciale in Europa, toccando Francia, Serbia e Ungheria. Un tour di pochi giorni, ma denso di significati geopolitici, economici e simbolici, che riflette le nuove dinamiche tra Pechino e l’Occidente in un mondo sempre più multipolare.
Parigi: dialogo tra diffidenze e interessi comuni
La tappa più osservata è stata quella a Parigi, dove Xi ha incontrato il presidente francese Emmanuel Macron e la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen. Sul tavolo: commercio, clima, sicurezza e soprattutto la guerra in Ucraina.
Macron ha ribadito la necessità di “un rapporto più equilibrato” tra Europa e Cina, chiedendo maggiore apertura ai prodotti europei e il rispetto della concorrenza leale. Xi, da parte sua, ha difeso il modello economico cinese e si è detto disponibile al dialogo, ma ha messo in guardia contro “una nuova Guerra Fredda” e “il blocco ideologico”.
Il tema più delicato resta il rapporto tra Cina e Russia. L’Europa guarda con sospetto alla vicinanza tra Xi e Putin, soprattutto mentre la guerra in Ucraina continua. Xi ha cercato di rassicurare gli interlocutori europei, proponendo la Cina come “forza di stabilità” e mediatore globale, ma senza condannare apertamente l’aggressione russa.
Serbia: alleanza simbolica e strategica
A Belgrado, Xi è stato accolto con tutti gli onori. La Serbia, storicamente vicina a Pechino, ha definito la Cina “un amico fraterno”. I due Paesi hanno firmato nuovi accordi in ambito infrastrutturale, energetico e tecnologico. Xi ha sottolineato l’importanza della “Nuova Via della Seta” e del ruolo dei Balcani come ponte tra Asia ed Europa.
Non è un caso che la visita sia avvenuta esattamente 25 anni dopo il bombardamento dell’ambasciata cinese a Belgrado da parte della NATO, un episodio mai dimenticato a Pechino. Xi lo ha evocato come monito contro “l’arbitrio geopolitico” e per rafforzare l’immagine di una Cina vittima del passato ma protagonista del futuro.
Ungheria: l’amico dentro l’UE
A Budapest, Xi ha trovato un altro alleato solido: il premier ungherese Viktor Orbán, unico leader europeo ad avere relazioni così strette con Pechino. Anche qui sono stati siglati accordi strategici, tra cui nuove linee ferroviarie ad alta velocità e investimenti cinesi nel settore energetico e automobilistico.
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Orbán ha definito la Cina “un partner affidabile” e ha lodato la sua visione multipolare del mondo, in contrasto con quella “imperiale” degli Stati Uniti e di Bruxelles. Una posizione che isola l’Ungheria all’interno dell’Unione Europea, ma rafforza l’asse Budapest-Pechino.
Una visita che divide l’Europa
Il viaggio di Xi ha evidenziato le fratture interne all’Unione Europea nel rapporto con la Cina. Mentre Parigi e Bruxelles cercano un equilibrio tra contenimento e cooperazione, paesi come Ungheria e Serbia spingono per legami più stretti con Pechino. Altri membri, come Germania e Italia, restano cauti, preoccupati da un’eccessiva dipendenza economica dalla Cina.
In un’Europa frammentata, Xi Jinping ha saputo muoversi con astuzia, rafforzando alleanze mirate e cercando di dividere il fronte europeo. Il messaggio è chiaro: la Cina vuole contare di più, anche nel Vecchio Continente, e non ha intenzione di limitarsi a un ruolo da spettatrice.
Il tour europeo di Xi Jinping è stato più di una semplice visita diplomatica: è stata una mossa strategica per ridisegnare gli equilibri globali, aprire nuovi canali di influenza e testare la compattezza dell’Europa. In un mondo scosso da guerre, crisi e rivalità crescenti, la Cina si propone come un attore globale alternativo, pronto a entrare nella partita, anche in casa dell’Occidente.