Martedì 3 Giugno i coreani saranno chiamati alle urne per decidere il successore del Presidente uscente Lee Ju-ho, nominato ad-interim dopo le dimissioni del Primo Ministro Han Duk-soo e l’arresto del ex Presidente Yoon Suk-yeol, rimosso in seguito ad una procedura di impeachment votata dall’Assemblea Nazionale e approvata dalla Corte Costituzionale. L’ex leader del Partito del Potere Popolare (PPP) aveva infatti tentato di introdurre la legge marziale nel Paese nel dicembre del 2024, accusando i membri dell’opposizione (allora maggioritaria in parlamento) di perseguire politiche filo-nordcoreane e opponendosi ad ogni iniziativa legislativa del Presidente e del suo partito. Il giorno stesso, però, tutti i membri dell’opposizione, in particolare quelli del Partito Democratico di Corea (DPK), si sono presentati in Parlamento per tentare di bloccare l’approvazione della legge marziale. Grazie anche al voto di alcuni membri del partito del Presidente Yoon, l’Assemblea Nazionale riuscì ad impedire l’introduzione della legge marziale. Da quel giorno, il Presidente fu sospeso dal suo incarico, in attesa del giudizio della Corte Costituzionale, la quale, all’inizio di Aprile, ha accertato la violazione della Costituzione da parte di Yoon e ha ordinato la sua destituzione.
In un clima politico estremamente polarizzato, la Corea si appresta, quindi, ad eleggere il nuovo Presidente. Secondo Realmeter, al 19 maggio, i sondaggi danno in vantaggio il candidato del Partito Democratico (DPK), Lee Jae-myung, con oltre il 50% delle preferenze. Staccato di circa 15 punti percentuali, c’è il candidato del Partito dell’ex Presidente Yoon, Kim Moon-soo.
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Il candidato del DPK ha ampiamente vinto le primarie del partito, tenutesi il 27 aprile, con quasi il 90% delle preferenze. Lee Jae-myung, in passato sindaco di Seongnam, è riuscito a conquistare la leadership del partito nel 2022, venendo, però, sconfitto alle presidenziali dello stesso anno proprio da Yoon Suk-yeol. Al contrario del candidato conservatore, il quale auspica una maggiore cooperazione con gli Stati Uniti e un maggior coinvolgimento anche nel settore della difesa, Lee ha affermato che non intende affrettare nessun accordo con Washington in merito ai dazi imposti.
“Non credo che gli Stati Uniti manterranno i dazi annunciati”
ha affermato durante il primo dibattito televisivo.
Durante il dibattito, andato in onda nella giornata di domenica, Lee ha dichiarato di voler seguire una politica estera basata sugli interessi della Corea, senza prendere direttamente le parti di Taiwan o della Cina, auspicando invece di voler collaborare con entrambi i Paesi. In caso di conflitto, secondo il candidato democratico, la Corea dovrebbe evitare di partecipare e prendere le distanze, cercando, però, di mantenere buoni rapporti sia con Taipei che con Pechino.
Di tutt’altro avviso è il candidato del PPP Kim, che, durante il dibattito, ha più volte sostenuto la necessità di collaborare con l’amministrazione Trump per rendere la penisola più sicura, assicurandosi un incontro con il Presidente americano il prima possibile. Secondo Kim, l’obiettivo primario del Paese è quello della sicurezza, soprattutto in ottica anti-Corea del Nord.
“Non ci sarà alcuna economia da salvare senza sicurezza”
ha affermato Kim durante il dibattito.
Per quanto riguarda l’economia, Kim ha proposto di creare un ambiente favorevole alle imprese, attraverso un processo di deregolamentazione e incentivi per le aziende che vogliono investire nel Paese. Come il suo avversario, anche Kim intende abbassare le tasse per la classe media e, in particolare, vuole rimuovere la tassa di successione tra coniugi. Entrambi i candidati hanno promesso di fare grandi investimenti nel settore della difesa e dell’intelligenza artificiale. In particolare, Lee ha affermato di voler aumentare i finanziamenti per ricerca e sviluppo e di voler rafforzare il soft power coreano, sostenendo maggiormente l’industria dell’intrattenimento.
I due candidati hanno mostrato visioni opposte anche sulla questione dell’energia. Il democratico Lee ha proposto di continuare il processo di phase-out, iniziato dal Presidente Moon Jae-in nel 2017, ma successivamente ostacolato dal Presidente Yoon. Secondo il candidato del Partito Democratico, per la Corea è essenziale continuare la transizione verso fonti di energia rinnovabili e soprattutto sicure. Al contrario, il candidato conservatore Kim sostiene che il Paese abbia invece bisogno dell’energia nucleare, necessaria in particolar modo a sostenere gli investimenti e la crescita del settore dell’intelligenza artificiale.
Sebbene il DPK abbia guadagnato consensi in seguito della rimozione di Yoon, il ballottaggio rimane incerto.