L’accordo di associazione è un accordo bilaterale tra l’Unione Europea e un paese terzo (il quale non diventa membro dell’Unione, che invece richiederebbe un’adesione), con il quale vengono stabilite e promosse le relazioni economiche, politiche e commerciali.

Per quanto riguarda Israele, l’accordo è stato firmato nel 1995 ed entrato in vigore nel 2000, conseguendo dei risultati importanti. In particolare:

  • L’UE è il principale partner commerciale di Israele, rappresentando il 32% del totale degli scambi commerciali di merci di Israele con il mondo nel 2024. Il 34,2% delle importazioni di Israele proveniva dall’UE, mentre il 28,8% delle esportazioni del paese era destinato all’UE. 
  • Nel 2023, gli scambi bilaterali di servizi tra l’UE e Israele ammontavano a 25,6 miliardi di euro. Le importazioni di servizi dall’UE rappresentavano 10,5 miliardi di euro, mentre le esportazioni ammontavano a 15,1 miliardi di euro. 
  • Nel 2024, il commercio totale di merci tra l’UE e Israele è ammontato a 42,6 miliardi di euro. Le importazioni dell’UE da Israele hanno raggiunto un valore di 15,9 miliardi di euro; le esportazioni dell’UE verso Israele sono ammontate a 26,7 miliardi di euro.
  • Israele è il terzo partner commerciale dell’UE nella regione del Mediterraneo, dopo Marocco e Algeria.

Inserito in tutti gli accordi commerciali dell’Ue vi è l’articolo 2. Questo stabilisce che il rispetto dei diritti umani e dei principi democratici è conditio sine qua non dell’intesa: infatti, una sua violazione può portare all’interruzione del dialogo politico fino alla sospensione dell’intero accordo.

Durante il Consiglio “Affari Esteri”, riunitosi il 20 maggio a Roma, la maggioranza dei ministri degli Esteri dell’UE hanno sostenuto la proposta del ministro olandese, Caspar Veldkamp, di rivedere l’accordo di associazione con Israele. In verità, tale decisione ha evidenziato una certa spaccatura nell’UE (nonché una sua debolezza politica). Infatti, a fronte di 17 ministri che hanno invocato una violazione proprio dell’articolo 2 (a causa delle azioni israeliane nel territorio di Gaza e il blocco umanitario), 9 si sono detti contrari e uno neutrale. Più precisamente:

Favorevoli: Paesi Bassi, Belgio, Finlandia, Francia, Irlanda, Lussemburgo, Portogallo, Slovenia, Spagna, Svezia, Austria, Danimarca, Estonia, Malta, Polonia, Romania e Slovacchia.
Contrari: Bulgaria, Croazia, Cipro, Repubblica Ceca, Germania, Grecia, Ungheria, Italia e Lituania. Neutrale: Lettonia.

Inoltre, ci sarebbe stata la volontà di sanzionare collettivamente i coloni israeliani, responsabili delle violenze contro i palestinesi in Cisgiordania; ma con l’Ungheria che ha posto il veto, 26 paesi membri hanno dovuto approvare sanzioni individuali.

Se venisse riconosciuto che Israele ha violato l’articolo 2, l’Unione Europea potrebbe abbandonare l’accordo di associazione con Israele. Come dichiarato, difatti, dall’Alto Rappresentante per gli Affari Esteri:

È chiaro dalle discussioni di oggi che esiste una forte maggioranza a favore della revisione dell’Articolo 2 del nostro accordo di associazione con Israele. Quindi avvieremo questo esercizio e, nel frattempo, spetta a Israele sbloccare gli aiuti umanitari. Salvare vite deve essere la nostra massima priorità”

Kaja Kallas
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Laureato in Scienze politiche all'Università di Pisa, con una forte passione per la storia, la geopolitica e le relazioni internazionali. Ha frequentato vari corsi di approfondimento legate a queste tematiche, come il Diploma in sicurezza globale rilasciato da ISPI.

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