Nella notte tra il 25 e il 26 marzo 1971, Dhaka si svegliò sotto il rombo dei carri armati e il crepitio delle armi automatiche. Quella notte, l’esercito pakistano diede il via a una delle più sanguinose operazioni militari della sua storia: l’Operazione Searchlight, progettata per schiacciare il crescente movimento di indipendenza nel Pakistan Orientale.
L’intervento militare fu deciso dal governo centrale del Pakistan Occidentale dopo mesi di tensioni politiche. Il partito Awami League, guidato da Sheikh Mujibur Rahman, aveva vinto le elezioni generali del 1970 con un ampio margine, conquistando quasi tutti i seggi del Pakistan Orientale e ottenendo così la maggioranza nel parlamento nazionale. Ma Islamabad rifiutò di cedere il potere, considerandolo una minaccia all’unità dello Stato. Di fronte al rifiuto di trattare, la popolazione bengalese scese in piazza chiedendo autonomia e, progressivamente, indipendenza.
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Fu in questo contesto che il generale Yahya Khan, allora presidente del Pakistan, ordinò l’operazione militare. L’obiettivo era chiaro: neutralizzare la leadership bengalese, disarmare le forze locali e stroncare ogni forma di dissenso con la forza.
Le truppe pakistane iniziarono con attacchi mirati contro luoghi simbolici della cultura e della politica bengalese. L’Università di Dhaka, cuore intellettuale del Paese, venne circondata e presa d’assalto. Studenti, professori, giornalisti e attivisti furono giustiziati sommariamente. I giornali vennero chiusi, le tipografie distrutte. Interi quartieri della capitale furono messi a ferro e fuoco. Le violenze si estesero rapidamente a tutto il territorio orientale.
I racconti dei sopravvissuti parlano di stupri sistematici, esecuzioni di massa, villaggi incendiati, e fosse comuni scavate in fretta. Molte testimonianze paragonano quella repressione a un genocidio. Le stime sulle vittime variano enormemente: il governo del Bangladesh parla di tre milioni di morti, mentre fonti internazionali indicano almeno centinaia di migliaia.
A seguito della violenza, milioni di civili bengalesi fuggirono verso l’India, provocando una crisi umanitaria senza precedenti nella regione. Fu proprio l’afflusso di rifugiati, unito al sostegno indiano al movimento di liberazione bengalese, che spinse New Delhi a intervenire militarmente. La guerra indo-pakistana del dicembre 1971 portò alla rapida sconfitta del Pakistan e alla proclamazione ufficiale del Bangladesh come stato indipendente.
Oggi, l’Operazione Searchlight è ricordata in Bangladesh come l’inizio della Guerra di Liberazione. In Pakistan, invece, rimane un argomento controverso, raramente discusso in maniera aperta. Gli archivi ufficiali sull’operazione sono ancora in gran parte secretati e molti dei comandanti responsabili non sono mai stati processati.
A oltre cinquant’anni di distanza, le ferite di quella notte non si sono ancora rimarginate del tutto. Ma la memoria dei fatti di marzo 1971 continua a vivere, scolpita nella storia del Sud Asia come un capitolo oscuro e fondamentale nella lotta per l’autodeterminazione di un popolo.