La morte di Yevgeny Prigozhin nell’agosto 2023, leader del controverso gruppo paramilitare russo Wagner, ha segnato un punto di svolta nelle operazioni della compagnia in Africa. L’aereo privato di Prigozhin si era schiantato un’ora dopo il decollo da Mosca, a pochi mesi dal suo fallito ammutinamento contro i vertici militari russi. La sua scomparsa ha posto fine a una gestione che univa guerra, propaganda e interessi economici personali, ma non ha fermato l’espansione delle forze russe nel continente africano.
Dal Wagner Group all’Africa Corps
Il governo russo ha subito rassicurato i paesi africani e mediorientali: le operazioni continueranno “come al solito”. Tuttavia, recenti rapporti indicano una trasformazione significativa. Le attività della compagnia mercenaria in Africa sono ora sotto la supervisione diretta del Ministero della Difesa russo e sono state rinominate Africa Corps, un chiaro segnale di maggiore controllo statale.
Il nuovo nome potrebbe richiamare l’Afrika Korps di Erwin Rommel della Seconda Guerra Mondiale, evocando una strategia militare professionale e una certa mitologia della guerra in Nord Africa. Ma la sostanza è chiara: i mercenari russi in Africa rispondono ora direttamente al Cremlino, riducendo la possibilità di negare l’influenza russa nelle operazioni militari africane.
Modus operandi in evoluzione
Sotto Prigozhin, Wagner combinava azioni militari, campagne di disinformazione e operazioni economiche lucrative, come il controllo di miniere d’oro in Repubblica Centrafricana e diamanti in Sudan. La propaganda era orchestrata dall’Internet Research Agency, la cosiddetta “troll farm” che aveva già attirato sanzioni dagli Stati Uniti per l’ingerenza nelle elezioni americane.
Con la nuova gestione del Ministero della Difesa, l’Africa Corps sarà probabilmente più burocratizzato, con un focus maggiore sugli obiettivi geopolitici di Mosca, riducendo però la flessibilità tattica tipica delle operazioni di Prigozhin. La macchina della propaganda potrebbe perdere parte della sua incisività, ma non scomparirà: la Russia continua a investire nella sua presenza diplomatica e mediatica, come dimostra il sostegno all’Alleanza degli Stati del Sahel tra Mali, Burkina Faso e Niger.
Africa, terreno fertile per mercenari
L’Africa rimane un terreno ideale per operazioni mercenarie per diversi motivi:
- Conflitti a bassa intensità, che riducono i rischi per i mercenari rispetto a guerre su larga scala come quella in Ucraina.
- Risorse naturali abbondanti, facilmente sfruttabili.
- Instabilità politica, che permette operazioni con relativa impunità.
Inoltre, alcuni paesi africani un tempo alleati dell’Occidente, come Chad e Niger, stanno sviluppando legami più stretti con Mosca, spesso guidati da governi militari alla ricerca di alternative.
Scenari futuri
L’Africa Corps potrebbe seguire diverse strade:
- Essere impiegata direttamente da Mosca in conflitti che servono gli interessi geopolitici russi.
- Trasformarsi in unità paramilitari sotto l’egida dei servizi segreti russi.
- Frammentarsi in gruppi armati al servizio di signori della guerra locali.
Il legame diretto con il Cremlino rende chiaro che la presenza russa in Africa non è casuale: Mosca punta a consolidare la propria influenza, controllare risorse strategiche e posizionarsi come “kingmaker” in regioni politicamente instabili.
La morte di Prigozhin segna la fine di un’era personale e di grande autonomia all’interno di Wagner, ma non interrompe l’espansione della presenza militare russa in Africa. L’Africa Corps rappresenta un approccio più centralizzato e ufficiale, con il Cremlino pronto a garantire continuità operativa, pur a costo di ridurre flessibilità e personalismo. Per l’Africa, questo significa che la Russia continuerà a essere un attore chiave in conflitti e geopolitica, mentre l’Occidente rischia di perdere terreno in alcune regioni strategiche.