A Kerem Shalom, a sud della Striscia di Gaza, una potente famiglia beduina (strutturata in milizia) che conterebbe più di un centinaio di persone, è stata vista aggirarsi con armi nuove. Si parla di armi automatiche, fucili d’assalto, kalashnikov. Ma anche di armi che sarebbero state sequestrate nel corso del conflitto israelo-palestinese, post 7 ottobre 2023.
Non è una famiglia beduina qualunque, ma è una potente milizia stretta attorno al suo capo, Yasser Abu Shabab, legata allo Stato Islamico, responsabile di numerosi attacchi ai camion che trasportano gli aiuti umanitari e dei loro saccheggi. Infatti, dopo aver saccheggiato i convogli, le milizie o distruggono le merci, oppure le vendono nel mercato nero (con prezzi gonfiati). Inoltre, il gruppo è stato descritto come opposizione ad Hamas (con cui ci sarebbero stati dei conflitti, con l’ala armata di Hamas che ha iniziato a compiere omicidi di alcuni membri del clan).
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I funzionari di gruppi umanitari e i vari operatori hanno affermato che i saccheggi criminali sono diventati il principale ostacolo (dopo i blocchi e gli attacchi israeliani) alla distribuzione degli aiuti nella metà meridionale di Gaza, dove vivono gli sfollati palestinesi.
La strategia di Israele è semplice: armare la banda-che è riuscita a scalare le gerarchie nella Striscia e a giungere a una posizione di monopolio in tale settore-, fornirle copertura e sicurezza per consentirle di continuare a saccheggiare i camion degli aiuti umanitari e di riscuotere compensi per la protezione dagli autisti che devono passare da lì.
Il motivo è altrettanto semplice: creare una situazione di caos interno alla Striscia, dividere i palestinesi e indebolire notevolmente Hamas. Infatti, in questo caso, gli aiuti umanitari vengono usati come leva psicologica e strumento di potere. Chi controlla il cibo, l’acqua, le medicine, in queste condizioni storiche e sociali, controlla tutto. La fame e la sete sono “ottimi” fattori su cui poter far leva.
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La situazione interna della Striscia di Gaza, caratterizzata dall’assenza di un’autorità governativa centrale funzionante e l’indebolimento delle strutture civili locali, ha portato al vuoto in cui, nei mesi, si sono inserite le bande criminali affiliate all’ISIS. tra queste, capeggia proprio quella di Abu Shabab. Quindi, ci sono degli attori armati, che in altri scenari e contesti sarebbero marginali, i quali stanno assumendo un ruolo centrale nella gestione delle risorse e degli aiuti umanitari.
Come ha affermato un alto diplomatico arabo, che ha chiesto di rimanere anonimo,
Armare i clan a Gaza non fa che dividere ulteriormente i palestinesi e aumenta le possibilità che a Gaza si verifichi uno scenario simile a quello della Somalia.
Netanyahu non ha nemmeno smentito
Ci siamo avvalsi di clan a Gaza che si oppongono ad Hamas[…] Cosa c’è di sbagliato in questo?[…] È solo un bene. Salva la vita dei soldati dell’IDF.